L’ex terrorista rosso Renato Curcio è indagato dalla procura di Torino per concorso in omicidio in relazione alla sparatoria nei pressi della cascina Spiotta di Arzello, provincia di Alessandria, avvenuta nel 1975 e in cui perse la vita l’appuntato dei carabinieri Giovanni Alfonso. Il fascicolo è stato aperto negli scorsi mesi con la procura nazionale antiterrorismo e sabato è arrivato l’importante aggiornamento, con il coinvolgimento del fondatore delle Brigate Rosse.
La sparatoria a Cascina Spiotta
I fatti risalgono al giugno di quarantotto anni fa. I brigatisti sequestrarono l’industriale Vittorio Vallarino Gancia e lo portarono nella cascina Spiotta. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, a organizzare l’azione criminale sarebbe stato proprio Curcio, evaso dal carcere qualche mese prima. Individuati dagli investigatori, i malviventi ingaggiarono un conflitto a fuoco con i carabinieri. Due vittime: il già citato D’Alfonso e la brigatista Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio. Altri due agenti rimasero feriti.
L’indagine
Il figlio di D’Alfonso, Bruno, un anno fa ha presentato un esposto e il caso è stato riaperto per accertare l’identità di un secondo brigatista presente sul luogo dell’accaduto. Curcio è stato interrogato oggi a Roma nella veste di indagato per concorso nell’omicidio dell’agente. L’81enne ha negato qualsiasi coinvolgimento nella sparatoria e ha anzi chiesto alle autorità di fare chiarezza sulle circostanze della morte della moglie.
Riflettori accesi sulle espressioni contenute in un opuscolo propagandistico intitolato “Lotta armata per il comunismo” sequestrato nell'ottobre del 1975. In particolare, l’attenzione degli investigatori si è posta su due indicazioni:"se il nemico vi avvista, sganciatevi" e se questo non è possibile"rompete l'accerchiamento sparando". La Procura attribuisce a Curcio un ruolo apicale nelle Brigate Rosse e quindi di avere deciso e messo a punto il sequestro di Vittorio Vallarino Gancia.
Curcio respinge le accuse
"L'esperienza delle Brigate Rosse si è conclusa con una dichiarazione pubblica, anche mia, nel 1987. E poiché negli anni di quell'esperienza ho collezionato in silenzio un record di concorsi morali anomali, scontati interamente come le altre pene inflitte, faccio presente che mi difenderò da questa ulteriore e incomprensibile aggressione", la posizione di Curcio riportata dall’Ansa. L’ex terrorista rossa ha rimarcato di aver fatto presente ai magistrati la sua totale estraneità sia alla decisione di effettuare il sequestro di Vallarino Gancia, sia a tutto ciò che lo ha riguardato:“Poiché sono comparse sulla stampa curiose ricostruzioni accusatorie faccio anche presente che, come ho detto ai magistrati, a distanza di 47 anni non ho ancora saputo chi in quel giorno ha ucciso Margherita Cagol Curcio mentre era disarmata e con le braccia alzate, come ha inoppugnabilmente dimostrato l'autopsia”.
La soddisfazione di Bruno D’Alfonso
Interpellato dall’Adnkronos, Bruno D’Alfonso ha accolto con soddisfazione la notizia dell’iscrizione di Renato Curcio nel registro degli indagati. Un punto fermo che dà concretezza all’indagine, il suo punto di vista: “Mi auguro che con questo primo tassello qualcuno inizi a dire davvero la verità, come sono andate le cose perché non ha più senso dopo tutti questi anni tacere su questa triste storia che ha solo provocato dolore e niente altro”.
D’Alfonso ha ribadito di non essere sicuro al 100 per cento che sia Curcio l’autore del reato, ma si tratta comunque di una figura storia del mondo brigatista: “Aveva una responsabilità globale in seno alla sua organizzazione e quindi sapeva tutto quello che succedeva ma non ha mai fatto il nome, si ostina a dire che la moglie è stata giustiziata ma io dico che il primo giustiziato è stato mio padre”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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