"Mi hanno detto di pensare ai vivi". Due operai stranieri tra i primi a prestare soccorso a Mestre

Sono due operai di Fincantieri i primi che sono arrivati su luogo dell'incidente di Mestre, prima dei vigili del fuoco: "Ho aiutato ad estrarre quelle persone, per portarle all'esterno"

"Mi hanno detto di pensare ai vivi". Due operai stranieri tra i primi a prestare soccorso a Mestre
00:00 00:00

La tragedia di Mestre è destinata a lasciare un segno profondo nella storia del nostro Paese. Il bilancio definitivo parla di 21 morti e 15 feriti, quasi tutti stranieri. L'incidente è stato ripreso dalle telecamere, che aiuteranno a far luce su quella che sembra una tragedia incomprensibile. L'autobus è uscito di strada in un rettilineo e non sono stati rilevati segni di frenata. Erano circa le 19.45 quando il mezzo pesante ha sfondato il guardrail precipitando nella scarpata. I primi a offrire soccorso sono due operai gambiani di Fincantieri, che in quel momento stavano transitando nei pressi del viadotto.

I due, che lavorano nelle vicinanze, appena si sono resi conto dell'accaduto si sono precipitati sul posto per aiutare nei soccorsi e sono riusciti a liberare alcune persone che erano rimaste imprigionate nel bus precipitato dal cavalcavia. Uno dei due, Boubacar Toure, ha raccontato al Gazzettino di aver estratto una bambina e di aver soccorso tre o quattro persone che erano a bordo e anche un cane. Sono stati momenti concitati: al suo arrivo il giovane 27enne straniero ha visto anche l'autista del bus ma "il vigile del fuoco allora mi ha detto che dovevamo pensare ai vivi, ai feriti, così l'ho aiutato ad estrarre quelle persone, per portarle all'esterno".

I Vigili del Fuoco hanno lavorato tutta la notte per soccorrere le persone ferite ed estrarre i corpi delle vittime. Verso le cinque del mattino, dopo ore di lavoro ininterrotto, è stato rimosso il bus. "L'estrazione delle persone è stata complicata", ha detto il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Mauro Luongo, a operazioni concluse, quando ormai il bus era stato portato via e le salme trasportate in obitorio. Luongo racconta che il pullman "era abbastanza pieno: abbiamo contato 39 persone tra cui anche qualche minore".

Tra le complessità che sono state riscontrate dai soccorritori c'era il tipo di propulsione del mezzo: "Tra le difficoltà il fatto che il pullman era elettrico, quindi con le batterie. Purtroppo hanno preso fuoco con l'impatto. Le batterie hanno delle criticità quando sono calde.

Ecco perché le operazioni sono state un po' più lunghe per rimuovere il mezzo". Solo all'alba si è potuto procedere alla rimozione del mezzo e alla riapertura al traffico del cavalcavia, o almeno si una sua corsia, mentre proseguono i rilievi e le forze dell'ordine presidiano dall'alto la zona.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica