È morto Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Br

Il decesso è avvenuto l’11 aprile scorso ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Era stato condannato con sentenza definitiva, tra l’altro, per il sequestro del giudice genovese Mario Sossi e per l’omicidio di due sponenti del Msi avvenuta a Padova nel 1974

È morto Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Br
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A 78 anni è morto Alberto Franceschini, ex esponente delle Brigate rosse, di cui è stato fondatore insieme a Renato Curcio e Margherita Cagol. A quanto si apprende il decesso sarebbe avvenuto lo scorso 11 aprile scorso ma la notizia è stata diffusa solo oggi.

Nato a Reggio Emilia nel 1947, era figlio di un noto antifascista, Carlo, arrestato durante il Ventennio, e nipote di uno dei fondatori del Pci a Livorno. Giovanissimo si iscrisse alla Federazione dei giovani comunisti, da cui si distanziò per alcune diversità di vedute rispetto alla gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni: la goccia che fece traboccare il vaso fu nel 1969 a Rimini, durante un sit-in contro la Nato. Poco dopo lasciò anche il partito e, con altri emiliani, tra cui Lauro Azzolini e Prospero Gallinari, fondò il primo nucleo della lotta armata, che si unì poi a un gruppo milanese vicino a Renato Curcio. Le Br nacquero nel 1970.

Nel 1971, chiamato a svolgere il servizio militare, non si presentò e fu dichiarato renitente alla leva. Inizò in questo modo la sua clandestinità, iniziando le prime azioni sovversive del gruppo terroristico, prima con incendi di auto di alcuni dirigenti aziendali, poi con sabotaggi, infine alzando la posta con ferimenti e sequestri di persona.

Venne arrestato nel settembre 1974, insieme a Curcio, grazie alla collaborazione di Silvano Girotto, conosciuto come "Frate Mitra". In cella continuò ad essere un irriducibile, fomentando la caccia a quelli che per i terroristi erano "infami", con le spietate esecuzioni di alcuni militanti accusati di aver fatto la spia. Otto anni dopo si dissociò dalla lotta armata, pur non rinnegando mai la propria militanza, avendo però ancora a carico alcuni reati di omicidio per i quali verrà condannato in via definitiva per diverse azioni terroristiche, a partire dall'assassinio di due esponenti del Movimento sociale italiano a Padova e il sequestro del giudice Mario Sossi, entrambi avvenuti nel 1974.

Dopo alcuni permessi premio e poi gli arresti domiciliari, nel 1992 lasciò definitivamente il carcere

grazie ad alcuni benefici di legge, dopo aver scontato diciotto anni di detenzione. Da quel momento lavorò per una cooperativa dell'Arci, Ora d'Aria, occupandosi di immigrati, minori a rischio, tossicodipendenti e detenuti.

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