La nave Cassiopea verso l'Albania con 49 clandestini

La ripartenza del protocollo con Tirana coincide con un picco delle ripartenze negli approdi italiani

La nave Cassiopea verso l'Albania con 49 clandestini
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Si ricomincia: altri 49 clandestini sono a bordo della nave militare Cassiopea diretti al porto di Shengjin in Albania e poi all’hotspot di Gjader, dove verranno sottoposti alla "procedura accelerata di frontiera” per valutare le loro richieste di asilo. Ai primi 11 stranieri, egiziani e bengalesi, recuperati da motovedette italiane mentre viaggiavano su barche partite dalle coste africane, se ne sono aggiunti altri 38.
La ripartenza del protocollo con Tirana coincide con un picco delle ripartenze negli approdi italiani con ben 469 persone arrivate in dieci sbarchi a Lampedusa, mentre altri 127 profughi su due imbarcazioni partite da Zuwara, in Libia, sono stati soccorso da un'unità della Guardia costiera e ed un'altra di Frontex al largo dell'isola. Di questi ultimi ne stati selezionati 49 in base ai requisiti previsti dalle norme: maschi, non vulnerabili, provenienti da uno dei Paesi sicuri indicati nella lista contenuta nel decreto Flussi approvato dal governo un paio di mesi fa ed entrato in vigore l’11 gennaio che passa alle Corti d’Appello la compenza sui rimpatri accelerati

Nei mesi scorsi infatti i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma non avevano convalidato i trattenimenti disposti dal questore della Capitale per i 20 stranieri trasferiti in Albania. Ma la decisione del governo per disinnescare le riserve della magistratura più ideologica, peraltro ridimensionata da una sentenza della Cassazione che dà ragione al governo sulla definizione di Paese sicuro ha visto ieri il duro affondo del presidente della Corte d'appello della Capitale, Giuseppe Meliadò. "Ha destato sgomento - ha detto il magistrato nella sua relazione all'inaugurazione dell'anno giudiziario - la scelta del legislatore di trasferire, con procedura d'urgenza, senza alcun aumento dell'organico e senza risorse aggiuntive, alla Corte di appello di Roma le procedure di convalida dei provvedimenti di trattenimento degli stranieri adottati dal questore, ad appena pochi mesi dall'opposta scelta di rafforzare (a Roma con ben dieci posti in più) le sezioni di primo grado competenti in materia di protezione internazionale". Si tratta, ha aggiunto, "di una scelta priva di alcuna apparente razionalità, che rischia di destabilizzare i già precari equilibri del contenzioso, gettando un'ombra su tutta l'attività della Corte, per la sua indubbia capacità di interrompere i processi virtuosi con grande fatica avviati in questi ultimi anni".

Il Viminale intanto fa sapere che altri 53 migranti hanno presentato spontaneamente il proprio passaporto per evitare il trasferimento: una circostanza di particolare rilievo, in quanto consente di

attivare le procedure di verifica delle posizioni individuali in tempi più rapidi anche a prescindere del trattenimento, aumentando le possibilità di procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Europa.

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