Potrebbe essere ben maggiore di quanto ipotizzato finora il «buco» nelle dichiarazioni dei redditi del clan Agnelli sotto inchiesta da parte della Procura di Torino. Nell’indagine, scaturita dall’esposto di Margherita Agnelli contro i propri figli, la radiografia degli assetti societari ma anche della vita privata dei familiari dell’Avvocato sta portando alla luce un groviglio di stranezze, incongruenze e falsi che portano a mettere tutto in discussione. Nei giorni scorsi si era appreso che ai due anni fiscali da cui è partita l’indagine, il 2018 e il 2019, la Guardia di finanza del capoluogo piemontese - coordinata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio - sta salendo a ritroso anche le annualità precedenti, alla ricerca (prescrizione permettendo) di altre irregolarità. Oggi si apprende anche che per gli anni formalmente già sotto esame la Procura non riterrebbe esauriente quanto già emerso finora. Ci sono motivi concreti per sospettare che l’ammontare dei fondi sottratti al fisco sia maggiore, forse di molto. E il recupero di quanto evaso diventa in questo modo il core business dell’inchiesta.
L’indagine riguarda dichiarazioni di redditi solo di persone fisiche, e quindi non tocca (per ora) i rapporti tra il fisco e le aziende del gruppo Fiat. La principale dichiarazione sotto tiro è quella di Marella Agnelli (nella foto). La vedova di Gianni è morta il 23 febbraio 2019, e quindi non può essere processata. Ma è già chiaro che nei suoi ultimi anni di vita Donna Marella non era più del tutto lucida, e che ad occuparsi della sua dichiarazione erano familiari e professionisti di fiducia. Sono questi, oggi, ad essere finiti nel mirino degli indagati.
Non è, dal punto di vista degli inquirenti, una indagine particolarmente complessa. I documenti cruciali sono già in buona parte acquisiti, il resto i pm sono convinti di poterli trovare nei computer sequestrati negli uffici di Exor e degli Agnelli. É il materiale che i legali di Exor si stanno battendo per dissequestrare, col ricorso al tribunale del Riesame discusso l’altro ieri (la decisione è prevista per domani). Intanto però gli accertamenti informatici sul materiale stanno partendo, mercoledì la Procura ha depositato l’avviso di inizio operazioni per consentire agli indagati di nominare i loro consulenti.
Ma che i pm si sentano già a buon punto lo dimostra la decisione di non riattivare le rogatorie estere tentate già dieci anni fa dalla procura di Milano e respinte da Svizzera e Liechtenstein. Il cuore dell’inchiesta per ora è il «fattore umano»: le testimonianze, in parte già acquisite e in parte da cercare, di chi ha vissuto gli ultimi annidi vita accanto a Marella.
r.
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