"Non sono le Ong a decidere il porto". Così il Consiglio di Stato blinda il decreto Piantedosi

Solo le autorità italiane possono decidere il porto di assegnazione delle navi Ong. Così ha ribadito il Consiglio di Stato su ricorso contro la decisione del Tar per il caso Emergency

"Non sono le Ong a decidere il porto". Così il Consiglio di Stato blinda il decreto Piantedosi
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Il Consiglio di Stato blinda il decreto Piantedosi contro i ricorsi delle Ong sull'assegnazione dei cosiddetti porti lontani. Con la sentenza del 28 marzo 2024, relativa a un ricorso intentato da Emergency per l'assegnazione del porto di Brindisi alla Life Support lo scorso 7 marzo 2023, vengono definitivamente messe a tacere tutte le rimostranze delle Ong che, di volta in volta, si lamentano per le decisioni delle autorità italiane. "Nessuna norma prevede che sia l’unità che effettua operazioni Sar a scegliere il Pos o a concertarlo con un’autorità Sar", si legge nella sentenza del Consiglio di Stato.

In poche parole, l'assegnazione del porto, qualunque esso sia, è in capo solo ed esclusivamente alle autorità, che hanno facoltà di decidere quale sia quello più consono all'occorrenza. Ma non solo, perché il Consiglio di Stato sostiene che sia "condivisibile" quanto sostenuto dalla difesa del ministero dell'Interno sul fatto che "le strategie inerenti la salvaguardia della sicurezza, della difesa nazionale e delle relazioni internazionali, per essere efficaci, devono necessariamente conservare il carattere della riservatezza".

Ed è proprio sul punto della sicurezza nazionale che insiste la sentenza quando, rivolgendosi a Emergency che ha condotto l'appello, ritiene che la richiesta di rinvio pregiudiziale è infondata, in quanto attiene alla "interpretazione di norme nazionali volte a tutelare la sicurezza e la difesa nazionale" e non a norme europee. Si tratta, prosegue la sentenza, di situazioni "che necessitano una tutela imprescindibile per la funzionalità dell’apparato dello Stato e attinenti all'essenza stessa della sua sovranità interna ed internazionale" e della "necessità di delineare ed esercitare le competenze sulle attività di soccorso in modo da tutelare l’interesse nazionale all’ordine e alla sicurezza pubblica".

Le Ong, pertanto, non possono avere voce in capitolo nel processo decisionale relativo all'assegnazione dei porti, perché questo si inserisce in un contesto più ampio che comprende delicate "implicazioni di carattere militare, di polizia, di ordine pubblico interno e di politica migratoria". Tutti aspetti che caratterizzano nel suo complesso un'operazione Sar. L'Italia è uno Stato sovrano che deve aver la possibilità di difendersi e di farlo nel modo in cui ritiene opportuno, anche assegnando porti lontani, se questi sono utili alla preservazione della sicurezza. E non può esistere che un'organizzazione privata possa pretendere di interferire in tale processo decisionale.

Per questo motivo, il Consiglio di Stato non ha ammesso il ricorso di Emergency, condannata a pagare 3mila euro per le spese giudiziarie, oltre ad accessori e spese di legge in favore delle amministrazioni costituite.

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