Più rimpatri che sbarchi, come funziona il "modello Malta"

Per la prima volta dal 2013 gli arrivi sono inferiori alle espulsioni. La stretta del governo laburista copiata da Svezia e Danimarca

Più rimpatri che sbarchi, come funziona il "modello Malta"
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Ventre molle dell’Europa nella lotta all’immigrazione clandestina o esempio da seguire per sconfiggere il mercato degli uomini? Il governo di sinistra di Malta ha deciso di chiudersi ai cosiddetti «migranti economici» al punto che per la prima volta nel 2023 il numero dei rimpatri - come scrive il quotidiano «Italia Oggi» in edicola - superato quello degli arrivi che, nei primi nove mesi del 2024, si sono fermati a quota 238.

Nonostante la presenza di numerosi centri d’accoglienza sull’isola, Malta non è più l’hib di primo approdo dei migranti in fuga. Lo abbiamo visto anche nel caso di Open Arms, la nave dell’Ong che l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini non fece sbarcare subito in Sicilia, finendo in un processo per sequestro di persona conclusosi con un nulla di fatto.

La scelta di chiudere le proprie frontiere all’indomani dei primi focolai di immigrazione clandestina provenienti dalla Libia (nel 2013 gli sbarchi di profughi a Malta ha toccato quota 2.204) ha segnato un picco discendente negli arrivi. Come ricorda «Italia Oggi» il sistema maltese prevede «centri di accoglienza aperti» gestiti dal governo e riservati ai soli rifugiati, con procedure velocizzate per la domanda di asilo, e quello dei centri di «detenzione preventiva», sorvegliati dall’esercito e riservati ai richiedenti provenienti dai cosiddetti «Paesi sicuri». I rifugiati con diritto d’asilo hanno welfare e assistenza sanitaria speciale per le persone vulnerabili. Chi arriva dai Paesi sicuri deve permanere obbligatoriamente per 12 mesi, elevabili a diciotto, in container circondati da filo spinato. Per la serie: chi ha diritto di restare, resta. Chi non ha diritto, viene espulso velocemente.

Con il risultato che chi arriva da Bangladesh, Egitto, Tunisia o altri «Paesi sicuri» si tiene lontano da Malta e preferisce arrivare in Italia o in Spagna. Anche da questa dinamica migratoria dipende il protocollo Albania, che spostando negli hotspot di Shengjin e a Gjader l’arrivo dei ricorrenti maschi, maggiorenni e in buona salute provenienti dai «Paesi sicuri», prova a scoraggiarne l’arrivo.

Non è un caso che al modello Malta guardino Paesi come Danimarca e Svezia, mentre Olanda, Francia, Germania e Regno Unito accarezzano l’idea di importare il «modello Albania» italiano, soprattutto se - come ha già detto più volte la commissione Ue - si troverà agli hotspot extra Ue una cornice giuridica europea condivisa, contro cui neanche la magistratura più ideologizzata potrà fare qualcosa.

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