Da un lato la Repubblica di San Marino, dall'altro un colosso come Facebook. Uno scontro decisamente impari, sulla carta. Eppure, Davide ha battuto Golia: nelle scorse ore, a Meta è stata confermata in Appello la multa di 4 milioni di euro precedentemente comminata, per una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza. Si trattava di una sanzione elevata dall’Autorità per la protezione dei dati personali del Titano qualche anno fa, contro la quale la società di Mark Zuckerberg fece ricorso. Stando a quanto riportato dal quotidiano Il Resto del Carlino, a scatenare la controversia fu la diffusione sul popolare social network, ritenuta indebita, dei dati personali di oltre 13mila cittadini sammarinesi. Nome, cognome, indirizzo di casa, numero di telefono, e-mail.
Dati trafugati, messi in vendita sul web e caricati su dei forum online a disposizione di chiunque. Si tratta in buona sostanza dell'onda lunga dello scandalo Facebook-Cambridge Analytica, a seguito del quale l'azienda venne peraltro multata dalla Federal Trade Commission per una cifra di circa 5 miliardi di dollari. Fra i milioni di utenti di tutto il mondo che video improvvisamente i propri dati visibili su Facebook, c'era anche un sammarinese su tre: considerando come San Marino conti attualmente poco più di 30mila abitanti, ben un terzo della popolazione si rivolse all'epoca al Garante della privacy dei dati. Zuckerberg ricorse in tribunale prima e in Appello poi. Ma anche in quest'ultimo caso il ricorso è stato giudicato inammissibile, proprio pochi giorni fa. "Facebook Avrebbe dovuto prendere le opportune misure di sicurezza per prevenire il prelievo dei dati personali degli utenti la grande mole dei dati acquisiti da terzi - si legge nella sentenza della Corte d'Appello di San Marino - e il volume del traffico generato doveva essere immediatamente riconosciuta come pericolosa anomalia e avrebbe dovuto innescare meccanismi di prevenzione e di difesa atti ad evitare il perpetrarsi di qualunque azione potenzialmente lesiva della riservatezza dei dati delle persone che aderiscono al sodalizio virtuale".
Perché si tratta di una sentenza "storica"? Perché su queste basi, se tutti gli Stati facessero causa al social di Zuckerberg, il danno complessivo per Meta potrebbe superare i 100 miliardi.
E c'è già chi ha emulato l'organo sammarinese: l’Autorità per la Privacy dell'Irlanda, che si era mossa dopo l’apertura dell’istruttoria a San Marino utilizzando anche i contatti stabiliti con i colleghi della Repubblica del Titano, ha proprio di recente sanzionato Facebook per 265 milioni di euro. E sulla scia di quanto sentenziato, potrebbero potenzialmente inserirsi altre realtà nazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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