La sindaca (di centrosinistra) chiede soldi per Mussolini: "Salviamo la storia"

A Mercato Saraceno lo studio che fu di Arnaldo Mussolini sta ormai andando in malora. Anche se la sovrintendenza ha dichiarato i documenti lì conservati di interesse nazionale

La sindaca (di centrosinistra) chiede soldi per Mussolini: "Salviamo la storia"
00:00 00:00

(Mercato Saraceno) La strada si attorciglia su se stessa fino ad arrivare in cima a una collina dominata da una villa consumata del tempo. Una villa come tante altre, almeno all’apparenza. Di una ricca famiglia come tante altre: i Bondanini. Era stata Augusta a voler tornare lì, a Paderno di Mercato Saraceno, insieme a suo marito Arnaldo Mussolini. Il fratello del Duce. Quasi il suo alter ego. Il primo era profondamente credente, il secondo in giovinezza sfidava Dio (salvo poi, probabilmente, convertirsi prima di morire). Benito era irruento, Arnaldo mite. I due fratelli erano sempre insieme: li univa non solo il sangue ma anche la visione politica e la passione per il giornalismo (si alternarono alla guida de Il Popolo d’Italia quando Benito divenne presidente del Consiglio). E pure un telefono, ancora oggi conservato all’interno dello studio di questa villa. I due si chiamavano, si consultavano e si confrontavano. Fino all’ultimo giorno di vita di Arnaldo, stroncato da un arresto cardiaco mentre si trovava a Milano il 21 dicembre 1931.

Oggi, però, quello studio all’interno di villa Bondanini si sta rovinando e tutto il materiale che è al suo interno rischia di compromettersi per sempre. Il sindaco del paese, Monica Rossi, eletta in una coalizione di centrosinistra, ci accoglie all’ingresso della casa. È lei che ha le chiavi di questa stanza ed è lei che, se può, si offre volentieri come guida ai turisti: “Lo faccio perché ci tengo ed è davvero un peccato che ci sia questa situazione. Durante l’ultima giornata del Fai oltre mille persone sono venute a visitare lo studio”. Che, sottolinea il primo cittadino, appartiene a una casa di un privato e quindi non è nemmeno facile reperire i fondi per un restauro nonostante la sovrintendenza abbia iniziato a restaurare i documenti che sono stati dichiarati di interesse nazionale.

Qui tutto è rimasto come allora. Fermo nel tempo. Immobile. I libri si trovano nello stesso posto in cui li aveva lasciati Arnaldo. Tutte le copie de Il popolo d’Italia sono chiuse all’interno di un armadio. I cassetti conservano ancora le scatole delle matite lapis utilizzate dal fratello del Duce.

È come se qui la storia fosse ancora cronaca. “Non voglio cadere in alcuna ambiguità - precisa il sindaco Rossi - vanno raccontati tutti i risvolti di quel momento storico anche, e soprattutto, quelli più nefasti del fascismo. Ma la storia non si deve cancellare”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica