“Parlate con mia suocera, chiedete a lei che è proprietaria della sua cooperativa ed io sarò il primo ad andare a lottare e a scioperare con i dipendenti e difendere i loro diritti”. Queste le parole dell’Onorevole Aboubakar Soumahoro in un video del novembre scorso postato sulla sua pagina Facebook, come rivela anche il servizio andato in onda a Quarta Repubblica, condotto da Nicola Porro, lunedì sera.
Era da poco scoppiato il caso delle cooperative Aid e Karibu di Latina, di proprietà della suocera del deputato, Marie Terese Mukamitsindo e della compagna Liliane Muraketate. Al tempo le indagini erano appena iniziate e Soumahoro, confessando nelle interviste dell’epoca di aver commesso “una leggerezza” nel non essersi accorto di cosa stava succedendo tra i muri di casa sua, si era subito fatto paladino di quei dipendenti sfruttati garantendo la sua solidarietà e il suo appoggio.
Oggi, dopo 5 mesi, gli stessi ex lavoratori Karibu e Aid non hanno ancora ricevuto un euro di stipendio dopo tre anni e, abbandonati a loro stessi - con l’importante aiuto del sindacalista Uiltucs Gianfranco Cartisano, il primo a denunciare la vicenda - cercano di lottare per i loro diritti. Quei diritti di cui l’Onorevole con gli stivali si è fatto paladino dal primo giorno in cui è entrato in Parlamento, a seguito dei “suoi” braccianti e che rivendica tutt’ora. Non più tardi di una settimana fa ha infatti ribadito il suo impegno politico con un altro video pubblicato sulla sua pagina Facebook: “Il mandato che mi avete affidato sarà sempre all’insegna dei diritti, della dignità”.
Diritti e dignità che però non valgono, evidentemente, per i lavoratori di Latina. Soumahoro sta infatti portando avanti battaglie per i braccianti, per i migranti che sbarcano giornalmente sulle nostre coste, per quelli che si trovano nei Cpr, è sensibile al tema dei disturbi mentali, dei rifugiati ucraini e negli ultimi giorni si mostra accanto agli ex dipendenti Whirlpool di Napoli, licenziati in tronco 3 anni fa. Per loro, l’onorevole, ha addirittura presentato un’interrogazione parlamentare e organizzato una conferenza stampa alla Camera portandoli con lui. Insomma, prima i braccianti del foggiano a Montecitorio, ora i lavoratori napoletani: un film già visto.
Ma nell’elenco delle battaglie del paladino degli invisibili i lavoratori che erano alle dipendenze di compagna e suocera non compaiono mai. Soumahoro, che - ribadiamo - non è coinvolto minimamente nell’inchiesta della procura di Latina, non ha mai speso una parola nei confronti di queste persone, e di quel “sarò il primo a scioperare con loro” è rimasto solo il video, ancora presente sulla sua pagina.
Se è vero che Soumahoro non sapeva come venivano trattati questi lavoratori, se è vero che non sapeva che all’interno della Karibu i minori venivano lasciati senza acqua, cibo e vestiti e costretti a trovarsi lavoro da soli per sopravvivere, se è vero che non sapeva il fiume di finanziamenti che arrivavano nella tasche della sua famiglia che venivano utilizzati non per l’accoglienza ma per scopi personali, è vero anche che adesso, a indagini finite, sa.
Come sappiamo tutti: è noto ormai che gli inquirenti hanno accusato compagna, suocera e altri parenti di fatturazioni false, danno erariale, evasione fiscale e malversazione di fondi.
E’ vero e sacrosanto che l’Onorevole a livello giudiziario non è imputabile in alcun modo perché completamente estraneo ai fatti - così dicono gli atti - ma è pur vero che quella “leggerezza” e “distrazione” negli anni di sfruttamento continua anche adesso che è a conoscenza di tutto.
Cosa aspetta Soumahoro a difendere anche gli ex lavoratori della Karibu? La dignità di cui tanto parla da sempre è forse un privilegio che l’onorevole riserva solo a chi è utile in nome di una popolarità che sta cercando di recuperare?
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