Si complica l'intrigo di Santa Marinella, che ha travolto il piccolo comune del litorale romano, insieme con le vite delle persone e delle famiglie coinvolte. La Procura di Civitavecchia è in queste ore a caccia di chi possa aver diffuso un video intimo del sindaco Pietro Tidei che era contenuto agli atti di un'inchiesta per corruzione a cui lui era del tutto estraneo, e che è uscito forse per un errore dalla Procura. Video immortalato all'interno del municipio, dove erano piazzate le microspie degli investigatori che cercavano una presunta corruzione denunciata dallo stesso Tidei - aveva accusato due consiglieri comunali e un ristoratore locale.
La diffusione di quel filmato, denunciata nei giorno scorsi dal primo cittadino, configurerebbe il reato di revenge porn. Sarebbero in corso in queste ore altre perquisizioni per accertare se quel video sia passato attraverso più dispositivi e quali. Con un nuovo colpo di scena che arriva però dai dispositivi già sequestrati o di cui è stata fatta copia nei giorni scorsi. Sono stati acquisiti dai magistrati quelli di uno degli indiziati, Roberto Angeletti, 61 anni, l'uomo che aveva ottenuto legittimamente tramite il suo avvocato gli atti del fascicolo per corruzione, essendo indagato, tra cui era spuntato anche il video «hot» di Tidei. E sulla sorella Bruna, una poliziotta in pensione, a cui sono stati sequestrati telefono e pc.
Il colpo di scena emerge dall'atto che ha fissato il conferimento dell'incarico per la copia forse dei dispositivi della sorella di Angeletti. Perché stando a quanto si legge nella comunicazione, il pc in uso alla donna, non sarebbe di sua proprietà. La proprietà indicata nel documento della Procura è un'altra. Il pc sarebbe di R.B, un nome che corrisponde a quello di un ex maresciallo della stazione di Santa Marinella, non più in servizio lì da diversi anni. Se il nome corrisponde anche alla persona, c'è da chiedersi come mai il pc di un ex maresciallo dei carabinieri fosse in uso alla sorella di Angeletti, che per altro di mestiere fa il tecnico informatico. Resta però anche da capire se la proprietà sia effettivamente dell'uomo o se il nome non sia frutto di una dichiarazione che la stessa donna avrebbe fatto in sede di sequestro, ovviamente tutta da verificare.
Non è l'unico dettaglio anomalo in questa vicenda, che all'inizio sembrava solo un affaire di paese dalle sfumature boccaccesche. Ma che racconta invece risvolti ben più gravi, di come intercettazioni non rilevanti di persone non coinvolte nelle indagini rischino ancora di finire fuori dagli uffici giudiziari. Gli atti non penalmente rilevanti dovrebbero essere custoditi in un archivio digitale riservato della Procura. Gli avvocati degli indagati ne possono avere copia ma solo se autorizzati dal pm, quando quegli atti risultino rilevanti ai fini della difesa. Non certo il caso del video. Eppure Angeletti tramite il suo legale è stato autorizzato dal magistrato ad averne copia.
Di mestiere Angeletti non fa solo il tecnico informatico, ma è stato anche consulente di varie Procure nell'installazione di microspie, come lui stesso ha spiegato in diverse interviste. «Io in Procura ero di casa», ha detto in una di queste. Molto ancora resta da chiarire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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