Torrenti esondati e infrastrutture fragili: perché la Calabria rischia più delle altre regioni

Strade che crollano ed l'edilizia abusiva peggiorano la situazione. A rischio idrogeologico, la regione attende un piano anti-alluvione da due anni

Foto di repertorio
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Il torrente esonda, l'asfalto si sgretola e un'auto viene inghiottita in una voragine. Accade a Maida, provincia di Catanzaro, ma potrebbe accadere in tutta la Calabria, flagellata dal maltempo. A giudicare dalle mappe sul rischio idrogeologico, sembra un miracolo che nulla sia accaduto finora, al netto del caso Sicilla.

Quando l'Emilia Romagna era finita sott'acqua per la prima volta, gli esperti lo avevano detto subito: "Se accadesse la stessa cosa in Calabria, i danni sarebbero infinitamente più gravi". Nei rapporti di Ispra, l'istituto per la protezione e la ricerca ambientale) la Calabria viene indicata come la regione a maggior rischio idrogeologico e ha la maggior percentuale (seconda solo all'Emilia Romagna) di territorio allagabile. La rilevazione non è di ieri. Ma dei rapporti sul dissesto idrogeologico del 2020. Nel frattempo però non si è fatto granché per migliorare la rete idrica. Che, in termini di chilometri, è tra le più ampie d'Italia.

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Percentuali di area comunale allargabile per scenario di pericolosità da alluvione media (fonte: Ispra)

L'autorità di bacino dell'Appennino meridionale ha annunciato che sta per essere approvato il nuovo piano anti alluvione: era atteso da due anni, cioè dal disastro nelle Marche e dall'allagamento totale del Comune di Scilla, finita interamente sott'acqua e diventata un tutt'uno con il mare.

"L'emergenza più urgente è la gestione dei canali tombati - interviene Domenico Putrico, vice presidente dei Geologi in Calabria - Scorrono sotto le città e, non appena la portata dell'acqua aumenta, esplodono, non sono in grado di far fronte alle piogge. Per di più, in Calabria non possono funzionare le casse di espansione, la morfologia del suolo è diversa".

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Aree a pericolosità da frana (in rosso) e idraulica (in blu)

Abusivismo edilizio sfrenato e scarsa manutenzione fanno il resto. Mettendo realmente a rischio l'intera regione: se si continua a ragionare con piani di emergenza e non di manutenzione, il disastro è annunciato.

"Non abbiamo il tempo di intervenire - aggiunge Putrico - Il percorso dalla montagna al mare è troppo breve, i torrenti si gonfiano troppo velocemente ed esondano in ondate di fango che distruggono tutto".

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