Trent'anni di indagini instancabili: così hanno trovato Messina Denaro

Con la cattura di Matteo Messina Denaro si chiude un cerchio durato 30 anni di ricerche e se ne aprono altri: ecco il risultato storico raccontato dalla voce dei maggiori rappresentati dello Stato

Trent'anni di indagini instancabili: così hanno trovato Messina Denaro

La simbologia nei numeri e nel destino è molto forte e non sembra nemmeno frutto del caso: 30 anni fa fu catturato Totò Riina (era il 15 gennaio 1993), 30 anni e un giorno dopo è stato arrestato Matteo Messina Denaro, è il 16 gennaio 2023 e il boss di Cosa Nostra finisce un periodo di latitanza di 30 anni. Tre decenni costellati da momenti in cui la cattura del super boss sembrava imminente, seguiti dallo sconforto perché tutte le volte riusciva a farla franca. Fino a oggi.

Le volte che si arrivò vicini alla cattura

Messina Denaro sembrava un fantasma. Ma nel 2009, ad esempio, furono sequestrati 5 miliardi di euro a un imprenditore molto vicino a Messina Denaro, Vito Nicastri, che aveva fatto ben sperare per una sua immiente cattura. "Siamo a buon punto" aveva affermato il generale dei Carabinieri, Antonio Girone, direttore della Dia (Direzione Investigativa Antimafia). Sarebbero passati altri 14 anni dalla sua cattura.

Tra il 15 e il 20 giugno 2020 ci fu un altro momento importante: furono arrestati numerosi fiancheggiatori di Messina Denaro, dapprima Francesco Domingo ritenuto boss di Castellammare del Golfo e al vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi e di collegamento con Cosa nostra americana.

Due anni fa, nel 2021, un uomo scambiato per Messina Denaro fu erroneamente arrestato in un ristorante a L'Aia. Ma era un turista britannico che si trovava nei Paesi Bassi per il Gran Premio d'Olanda di Formula 1. L'uomo fu stato rilasciato nei giorni successivi dopo essere stato sottoposto ad un test del Dna dal risultato negativo.

Quando fu visto l'ultima volta

Nei confronti di Messina Denaro fu emanato un mandato di cattura internazionale per numerosi reati che vanno dall'associazione mafiosa, all'omicidio e alla strage. Nessuna traccia, però, dal quel lontano '93 con le ipotesi che potesse aver lasciato la Sicilia, aver effettuato interventi chirurgici e che potesse addirittura nascondersi sulle tribune di uno stadio. L'ultima volta che potrebbe essere stato avvistato prima dell'arresto di oggi Palermo risalirebbe a una vacanza fatta con due amici molto fidati del boss, Filippo e Giuseppe Graviano, nella famosa località toscana di Forte dei Marmi sempre nel 1993, anno in cui fece perdere definitivamente le sue tracce. In questo caso, però, si tratta di voci mai confermate e soprattutto non c'è alcuna foto a testimonianza dell'evento.

"Sentirai parlare di me"

Il successore del "padrino" Riina era latitante dall'estate 1993 quando scrisse una lettera ad Angela, l'ex fidanzata dell'epoca, per dirle che sarebbe iniziata la sua vita da Primula Rossa, cioé schivare in ogni modo le ricerche delle forze dell'ordine facendo sparire le propre tracce. Nonostante tutto, però, le indagini iniziarono subito e instancabilmente, sottotraccia e con tanti momenti no, hanno toccato l'apice del successo nella storica giornata di oggi. Il merito della cattura è dei Carabinieri del Ros che lo hanno fermato alla clinica Maddalena di Palermo mentre faceva colazione dove era registrato con il falso nome di Andrea Bonafede ma le indagini sono merito di decenni di fughe di notizie, intercettazioni e uno sforzo mai visto dai protettori dello Stato e dei cittadini.

"Risultato storico"

"È un risultato straordinario che possiamo definire senz'altro storico", ha commentato il Procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, per tanti anni il numero uno della Procura di Palermo, che ha aggiunto fiero come si sia finalmente chiuso il cerchio e l'epoca "degli stragisti di Cosa Nostra". I complimenti sono stati fatti alla Procura di Palermo che, come detto all'inizio, ha coordinato, programmato e conseguito un "risultato eccezionale dopo un lungo lavoro ed ai Carabinieri del Ros che ancora una volta si sono dimostrati formidabili". Euforia ed entusiasmo anche dal Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Matteo Frasca, che ha sottolineato la durata delle indagini e la consapevolezza che, oltre alla cattura del boss, "c'é la consapevolezza che la cattura di Messina Denaro possa contribuire anche a fare luce sulle verità incomplete di questo Paese che le attende da troppo tempo".

Il sostituto procutratore della Direzione Nazionale antimafia, Franca Imbergamo, ha sottolineaot la "bellissima giornata per chi crede nella giustizia" ed ha tracciato il prossimo obiettivo: "adesso concentriamoci sugli attuali equilibri di Cosa Nostra". Il Procuratore Generale di Cagliari che per decenni è stato magistrato a Palermo, Luigi Patronaggio, ha affermato alle agenzie di stampa che si tratta di "un grandissimo risultato per la giustizia e il popolo siciliano". Il pensiero è rivolto a tutti i magistrati e forze dell'ordine che per colpa della mafia hanno perso la vita e oggi non ci sono più. "Da domani la lotta alla mafia e per la legalità ripartirà con ben altre prospettive e si spera per una vittoria finale e definitiva".

Oggi si chiude un cerchio ma se ne aprono tanti altri perché la cattura di Matteo Messina Denaro è sia un punto di arrivo durato 30 anni, un traguardo infinito che neanche la più lunga maratona può simboleggiare, ma apre anche un nuovo capitolo nella lotta alla mafia in cui si cercherà chi è il suo sostituto e si scopriranno, con il tempo, i segreti che custodisce un personaggio come il boss siciliano.

L'ex Procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, ha affermato che "anni di indagini hanno finalmente prodotto un risultato perseguito instancabilmente. Sapevamo che il suo stato di salute precario sarebbe stato prima o poi il suo tallone d'Achille. È un grande giorno".

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