"Progettava un attentato". Così il tunisino affiliato all'Isis voleva colpire in Italia

L'uomo Salafita – Takfira era parte di un apparato dedito al proselitismo e all'indottrinamento ma anche al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Immagini dal video della polizia
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Operazione antiterrorismo in Calabria questa mattina: la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto a carico di un cittadino tunisino residente a Cosenza fortemente indiziato di essere affiliato all'Isis. A eseguire l'arresto sono stati gli uomini della Digos e della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione - Servizio per il Contrasto dell'Estremismo e del Terrorismo Esterno. L'uomo, di cui non è stata resa nota l'identità, si professava Salafita – Takfira e dalle indagini condotte dalla polizia italiana è emerso che fosse già ricercato nel suo Paese d'origine per essere coinvolto in attività terroristiche.

Non è noto come sia arrivato in Italia e se avesse un permesso di soggiorno tradizionale o per ragioni umanitarie, quel che finora è emerso è che il tunisino stesse progettando un attacco terroristico in Italia nel prossimo futuro. Le indagini sono durate due anni e si è intervenuti quando l'uomo ha dato segni concreti di voler passare all'azione. Gli agenti sono stati in grado di fermarlo grazie a un'articolata operazione di controllo che si è avalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali allo scopo di raccogliere quanto più materiale possibile per procedere con il fermo. Antonio Caliò, dirigente della Digos di Catanzaro che ha arrestato il tunisino ha sottolineato che "non si limitava solo a fare proselitismo o autoaddestramento. Lui era pronto al martirio".

Quel che emerge dall'inchiesta, che è importante sottolineare, è che il tunisino non sia da inquadrare come lupo solitario ma sia parte di un apparato, una struttura criminale con potenzialità per condurre realisticamente un attentato. Gli investigatori hanno trovato informazioni in merito a un'attività intensa di proselitismo e di indottrinamento finalizzata ad inculcare una visione positiva del martirio per la causa islamica. Inoltre, sono state individuate anche attività di addestramento militare il cui obiettivo era quello di sovvertire gli ordinamenti statuali, soprattutto quelli relativi a Stati ove la popolazione è a maggioranza musulmana.

Dalle indagini è emerso che il soggetto e l'apparato, oltre a effettuare propaganda antisemita contro gli ebrei e a perseguire finalità terroristiche, promuovevano ideali di radicalismo religioso e divulgavano file inneggianti il Jihad, di filmati su attentati e scene di guerra, rivendicate dall’organizzazione terroristica, attraverso documenti illustrativi della preparazione di armi ed esplosivi. "Il fermo è stato necessario alla luce del fatto che negli ultimi giorni si stava addestrando emotivamente, facendo lui stesso dei video particolari, annunciando che doveva sgozzare delle persone. Siamo intervenuti con il fermo prima che si consumasse qualcosa di concreto", ha sottolineato Caliò. Inoltre, è emersa anche un'attività di favoreggiamento all'immigrazione clandestina dalla Tunisia all'Italia.

Sono stati rinvenuti documenti falsi destinati a consentire la loro permanenza illegale in Italia e documentazioni relative all'agevolazione del trasferimento di un tunisino ricercato nel Paese di origine. Trasferimento che, però, non si è mai concretizzato.

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