Stuprò una bambina nel 2011, niente carcere "grazie" alla riforma Cartabia

In base a quanto previsto dalla legge, il veneziano ha patteggiato 3 anni e 8 mesi in Appello e ha evitato il ritorno dietro le sbarre. E non è l’unico caso

Stuprò una bambina nel 2011, niente carcere "grazie" alla riforma Cartabia

Stuprò una bambina di 11 anni nel 2011, ma grazie alla riforma Cartabia non sconterà nemmeno un giorno dietro le sbarre. Questo quanto accaduto a Venezia, anche se non si tratta di un caso isolato. Per restare nel Nord-Est del Paese, a Pordenone si va verso l’archiviazione di un caso di abuso sessuale da parte di un cittadino ghanese ai danni di una dodicenne. Il motivo? L’uomo non è reperibile.

Niente carcere grazie alla riforma Cartabia

Tornando al caso di Venezia, l’uomo abusò della figlia undicenne della campagna, ma non è mai stato in galera. Come ricordato dal Fatto Quotidiano, il magistrato inquirente non ritenne vi fossero le condizioni per chiedere la misura cautelare. In primo grado arrivò la condanna a sei anni di reclusione, con pronto ricorso in Appello. Ora è arrivato il secondo giudizio, tre giorni dopo l’entrata in vigore della riforma Cartabia e l’imputato ne ha subito approfittato.

L’avvocato ha anticipato il dibattimento in accordo il sostituto procuratore generale su un patteggiamento in corso di procedura, con rinuncia alla Cassazione. L’uomo è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Fino a dicembre, il legislatore aveva vietato il "concordato con rinuncia ai motivi di appello" per diversi tipi di reato: prostituzione minorile, pedopornografia, turismo sessuale minorile, spettacoli pornografici con minorenni, violenza sessuale, violenza sessuale ottenuta con somministrazione di narcotici, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo. Distinzione ora sparita. Ma c’è di più: con una pena inferiore a 4 anni, lo stupratore ha potuto chiedere al giudice di trasformare la detenzione in carcere in arresti domiciliari. In altre parole, niente galera nemmeno questa volta.

Per quanto concerne il caso di Pordenone, la vicenda è ancora è più intricata. L’imputato è un ghanese di ventinove anni, ma l’udienza davanti al gup è stata rinviata per l'impossibilità di notificare l'avviso di fissazione del procedimento. Il ventinovenne è ovviamente al corrente del procedimento – nominò un difensore di fiducia nel 2021 – ma nessuno è riuscito a rintracciarlo. In base alla riforma Cartabia, la polizia giudiziaria ha a disposizione cinque mesi. Altrimenti il violentatore diventerà non processabile e il giudice pronuncerà una sentenza di non luogo a procedere.

"In questa riforma vi è uno sbilanciamento a favore dell'imputato, con il risultato che una parte offesa rischia di non avere giustizia se uno si dà alla macchia. Aveva ragione il papà della vittima, avrebbero dovuto applicargli una misura cautelare", il commento dell’avvocato Alessandro Magaraci, legale del padre della giovane vittima.

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