A chi si gingillava con lillusione che la ndrangheta negli ultimi anni fosse tornata tra i monti della Sila, la polizia milanese ricorda che invece è più viva che mai, salvo il colpo da novanta assestatole ieri mattina dalla squadra mobile. Gli investigatori della sezione criminalità organizzata, coordinati dal vice questore aggiunto Maria Josè Falcicchia e dal pm della Dda (Direzione distrettuale antimafia) Laura Barbaini, hanno infatti arrestato venti persone e ne hanno indagate altre 73 perché tutte collegate alle storiche cosche calabresi che da sempre operano in città nel campo del traffico internazionale di droga e degli affari borderline: i Morabito, i Bruzzaniti e i Palamara. Che in questi anni si erano assicurati anche la collaborazione di sudamericani e italo-svizzeri sempre in movimento tra lArgentina, la Bolivia, il Senegal e la Spagna per far viaggiare ingenti carichi di cocaina. Come quello da 230 chili inseguito dai poliziotti milanesi per mezzo mondo e poi sequestrato alla fine del gennaio scorso, dopo che era transitato tra i mezzi della Parigi-Dakar, in Spagna.
«La ndrangheta è lorganizzazione criminale più forte e potente a livello internazionale nel traffico di stupefacenti. E se in Calabria spara, a Milano prolifera e germoglia in maniera silente, attraverso attività economiche spesso borderline, facendo di questa città la propria capitale economica». spiega Falcicchia. E il gip Clementina Forleo, nella sua ordinanza, afferma: «I criminali hanno operato su un vasto terreno dinteressi che delinea il controllo del territorio».
Lindagine è partita da un sequestro di 18 chili e larresto di un latitante il 22 dicembre 2004, in un appartamento milanese di Precotto. Da qui la polizia, in collaborazione con varie forze di polizia estere, ha ricostruito la banda di Salvatore Morabito, 39 anni. Insieme a lui, e ugualmente affiliati alla banda, due dentisti: Francesco Zappalà, 47enne e Pasquale Madaffari, un 46enne titolare di uno studio di Saronno. Il resto della banda era perlopiù attivo allestero come il «broker della coca» Pietro Luigi Giugovaz, 54enne svizzero, che gestiva il traffico con il Sudamerica e Leone Autelitano, 60enne, che invece intratteneva i rapporti daffari con i narcotrafficanti.
Ramificazioni internazionali per il traffico di droga. Ma anche società e affari nellorganizzazione sgominata. Sono state controllate, infatti, anche 11 società e cooperative di servizio legate in qualche modo agli arrestati e che potrebbero essere state le scatole cinesi in cui finivano investiti i milioni di euro ricavati dalla vendita della droga. Molte di queste ruotavano attorno allOrtomercato. Tra queste la «Spam», che aveva affittato un locale di proprietà dellOrtomercato, ma esterno alla struttura, per trasformarlo nel night club «For a King», aperto il 19 aprile scorso.
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