Giorgio Caprotti
Lattuale Piazza Mercanti la cui chiusura ad area pedonale sul modello di foro romano risale ad una delibera del 1288 e, per quanto soprattutto urbanisticamente rimaneggiata nel tempo, ancora conserva una sua austera signorilità che sempre induce ad un senso di ammirazione e di soggezione. Ma per stupirsene ancora di più e, per quanto possa sembrare un paradosso - ma viene spontaneo il non pensarci affatto - quel nostro straordinario e mastodontico trinato di marmo del Duomo, simbolo milanese nel mondo e certo una delle sette meraviglie attuali, ancora non cera quando nel 1233 fu edificato il sobrio Palazzo della Ragione.
Sarebbe trascorso ancora oltre un secolo e mezzo per darne inizio e infatti, allincirca sulla stessa area, ancora si ergeva la vecchia antica chiesa in mattoni di Santa Maria Maggiore. Così era Milano quando cominciò a delinearsi il progetto di designare un nuovo centro direzionale della municipalità comunale la Piazza dei Tribunali. Centralissima e fortemente significativa del riscatto del potere pubblico sopra ogni altra autorità ancora vigente nello strascico di uno schiavismo feudale. Fu un iter di alcuni anni fra una delibera e laltra.
Per realizzare quel Broletto Nuovo, sganciandolo dal tradizionale Arcivescovado sotto una propria autorità, si dovette demolire il decrepito monastero di S. Maria del Lentasio e scavare anche fra antiche lapidi romane. Alcuni di questi cimeli furono poi anche inseriti come elementi architettonici negli archi della nuova costruzione elevata su alti pilastri, simili a trampoli posati al suolo. Così che lautorità comunale desse limpressione di sovrastare la vita cittadina. Fra laltro saltò fuori anche quella storica pietra col bassorilievo del maialetto ricciuto che fu preso a simbolo cittadino: la «Porca lanuta». Fu incastonata, e ancora spicca bene, sulla seconda arcata di quella parte ormai defilata sulla via Mercanti di fronte al cinquecentesco Palazzo dei Giureconsulti. In realtà pare si tratti di un cinghialetto nostrano del tempo: un nostro nero «scin» (i paffuti e gonfi maiali rosa furono infatti importati dal Nuovo Mondo solo qualche secolo dopo). Ledificatore, che vi è sbalzato in marmo sopra unarcata, fu il podestà Oldrado da Tresseno (oggi Dresano, in quel di Melegnano) ricordato lì sotto da una dedica latina che destò sempre qualche perplessità: letteralmente si traduce così: «...vinse i Catari e come doveva li bruciò». Un guaio ad essere intesi per eretici.
Curiosità e storia
Attualmente è una piazza ridotta alla sua metà meridionale ma ancora parzialmente inscatolata da edifici non alti ma pregni di storia cittadina. Nacque quasi doppia per area, occupando al di là anche lattuale via Mercanti ricavata per esigenze urbanistiche negli anni dal 1877-8 per creare una via diretta dal Duomo al Cordusio transitando davanti al cinquecentesco Palazzo dei Giureconsulti. Vennero così demolite due delle sei porte originali, ciascuna in direzione delle sei porte cittadine («i volton»): quella della Pescheria vecchia (sulla linea corsia dei Servi-Porta Venezia) e quella Cumana o del Cordusio (in linea con la Porta Comasina).
Fu anche spostato dal lato opposto, dove è ora, il pozzo originario della fine 1500, con abbellimento di colonnine ed eccezionale apertura al pubblico nel 1787. Fu sistemato al centro dellattuale piazza, così da cancellare la famosa «pietra dei falliti». Il cubo di pietra alto sui due metri dove venivano fatti ricadere dal boia a brache calate, per tre volte di seguito, i colpevoli di fallimento mentre i loro beni erano messi allincanto nel Palazzetto dei Notai, lì di fronte. Una sentenza che fece nascere il detto spregiativo dellessere «finito (e non metaforicamente) col c. per terra» ma anche alla maledizione del «Ma va a dà via i ciapp!», forsanche sulleco del rumore di quelle plateali cadute.
Dopo secoli il traballante Palazzo della Ragione venne rinfrancato (nel 1770 dalla severa imperatrice Maria Teresa) con una gradinata attorno ai pilastri, pavimentandone a livello il coperto destinato a pubblico mercato. E ancora nacquero storia e leggende da raccontarsi a iosa.
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