Nel libro di Zurlini carezze a Germi e cazzotti a Ponti

Il film italiano che coglie, con gli occhi di un giovane, un’epoca di crisi meglio degli altri? Estate violenta di Valerio Zurlini (1959), con Jean-Louis Trintignant, Eleonora Rossi Drago, Jacqueline Sassard, non è invecchiato, anzi. E nelle Pagine di un diario veneziano di Zurlini (ed. Mattioli, euro 18) quella vicenda, ambientata a Riccione nel luglio-settembre 1943, si rivela autobiografica fin nei dettagli. Ne emerge soprattutto la nobiltà di un animo. Per trovare qualcosa di così straordinario bisogna leggere un altro diario uscito postumo, L’elmetto inglese di Ugo Baduel (Sellerio).
Il mezzo secolo dell’Estate violenta, ambientata nella Riccione dove Zurlini passò le vacanze dell’adolescenza, è comunque passato sotto silenzio, mentre il mezzo secolo della sopravvalutata Dolce vita è stato celebrato con fragore. Nelle oltre duecento Pagine di un diario veneziano, interrotto dalla morte dell’autore, manca invece uno che la Riccione d’allora la conosceva: Federico Fellini.
C’è però Luchino Visconti, che Zurlini, dopo la fine di quell’estate violenta del 1943, conobbe nella sua villa romana di via Salaria, quando progettava il passaggio delle linee fra i monti dell’Abruzzo, che lo portò a raggiungere il Regio Esercito che si ricostituiva al sud. C’è anche Alessandro Blasetti, prodigo, con uno Zurlini già dedito al cinema, di elogi da lui ritenuti immeritati; e c’è Pietro Germi, prodigo con Zurlini di consigli non seguiti.
Alberto Lattuada, invece, non è citato, ma lo si riconosce nel passo dove Zurlini spiega perché la sua filmografia, di massima qualità fin dall’esordio con Le ragazze di San Frediano, fosse anche di minima quantità. Dovuta - scrive Zurlini - alla «diceria malevola di un mio intransigente perfezionismo, che si identificherebbe poi con una presunzione immotivata e odiosa. Il primo a soffiare pesantemente il venticello fu Carlo Ponti, per giustificarsi di aver rubato il progetto di un mio film (Guendalina, ndr) con l’eleganza di un invitato a pranzo che intasca un paio di posate d’argento». Per Zurlini, Ponti voleva solo «tacitare, facendogli dirigere il mio soggetto che gli piaceva, un collega sleale col quale aveva un impegno molto più oneroso». Perciò «sparlò di me, delle mie indecisioni, della mia incapacità e la sua coda di paglia mi costò ben cinque anni di inattività».
Leggibile solo in controluce, in un altro passo delle Pagine di un diario veneziano, è l'amore di Zurlini per Jacqueline Sassard, protagonista di Guendalina - ambientato a Viareggio, la Riccione tirrenica - e comprimaria di Estate violenta. Al lettore trarre le conseguenze dell’età della Sassard e della fama di seduttore di ninfette di Lattuada...


Direte: che cosa hanno di veneziano le Pagine del diario? Oltre alla residenza di Zurlini in quegli ultimi anni, l’incontro con un poeta: «Il suo viso era uno dei più belli che mi sia capitato di vedere, un profilo antico, aristocratico, da imperatore in volontario esilio». Era Ezra Pound.

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