«Nel mio fantasy dell’anima vincono i valori dei bambini»

Parla Andrew Adamson, regista della saga tratta dal libro di Lewis che in Italia uscirà il 21 dicembre

Barbara Pezzotti

da Auckland

Quattro ragazzi che giocano a nascondino, proiettati, attraverso un guardaroba magico, in un mondo popolato da animali parlanti e da figure mitologiche, condannato a un inverno perenne. È solo l'inizio di una grande avventura che li porterà a combattere a fianco di un leone-profeta e contro una strega malvagia. Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio, una co-produzione tra la giovane Walden Media e Walt Disney, già definito la risposta americana ad Harry Potter, uscirà sugli schermi italiani il 21 dicembre. Se avrà successo, sarà messo in cantiere il seguito su cui, scongiuri a parte, si sta già lavorando. Il materiale non manca: di fronte ai due sicuri blockbuster di Natale, l’ennesima avventura di Harry Potter e King Kong, gli americani hanno giocato sul sicuro, utilizzando un classico della letteratura inglese per ragazzi, il primo dei sette libri di una saga firmata dallo scrittore nord-irlandese Clive Staples Lewis che dagli anni Cinquanta a oggi ha venduto 100 milioni di copie in tutto il mondo. Girato per di più in un altro Paese delle meraviglie, la Nuova Zelanda, già set della trilogia del Signore degli anelli e di King Kong e con un regista neo-zelandese, Andrew Adamson, reduce dai successi di Shrek e Shrek 2, in onore del quale il film è stato proiettato in anteprima assoluta (quella ufficiale sarà il 7 dicembre a Londra). E proprio Adamson, grande fan del libro, letto e riletto negli anni della giovinezza, rivendica l'assoluta originalità del film che definisce un «fantasy con l'anima».
Perché Narnia è diverso dagli altri film?
«Perché è una storia in cui è facile identificarsi. I quattro ragazzi passano da un mondo in cui sono solo delle vittime (i bombardamenti di Londra durante la Seconda Guerra mondiale), a una situazione in cui finalmente possono controllare il loro destino, in cui possono cambiare le cose. È il sogno di ogni bambino. Saranno loro, insieme al leone Aslan (doppiato da Liam Neeson), a sconfiggere la strega (interpretata da Tilda Swinton) e a riportare la primavera a Narnia. Ma nel film non si vedono solo battaglie, perché quella di Narnia è soprattutto una storia di tradimento e di perdono, di valori familiari recuperati, di lealtà e amicizia».
Dopo Shrek lei è diventato un acclamato regista di animazione, ma non aveva mai girato un film con attori veri. È stato difficile?
«All'inizio ero un po' preoccupato soprattutto perché non avevo mai avuto molto a che fare con bambini, ma poi mi sono molto divertito. Le riprese sono durate a lungo, siamo diventati una specie di famiglia allargata. Ogni tanto dovevo intervenire, per sedare qualche lite, per consolare qualcuno che aveva nostalgia di casa. È stato un buon allenamento per diventare un buon padre e, infatti, nel frattempo, ho avuto anche due figli».
Lei definisce Narnia un film di sentimenti e, in effetti, la scena in cui Lucy, la bambina più piccola, incontra il fauno Tumnus in mezzo alla neve, è molto emozionante. Cosa ha detto agli attori prima di girare?
«Semplicemente non li avevo mai fatti incontrare prima di allora. La sorpresa di Lucy (interpretata da Georgie Henley) nel vedere un essere così straordinario è autentica. Tra i due si è creata un'empatia naturale, quasi palpabile nel film».
Peter, il fratello maggiore, è forte, Susan, la sorella più grande è intelligente e volitiva, Edmund è insicuro e insofferente all'autorità, Lucy è dolce e sensibile. Lei, quando era un ragazzo in chi si identificava?
«Sarebbe stato più naturale scegliere Peter, il leader che conduce la battaglia finale contro la strega. Ma io, terzo figlio di una famiglia numerosa, vivevo con difficoltà l'autorità dei miei fratelli maggiori e finivo sempre per sentirmi un po' come Edmund. Come lui, a volte reagivo male, facevo le cose sbagliate e poi non sapevo come uscirne».


L'avrà sognato mille volte quando era piccolo, ma oggi, se potesse entrare nel guardaroba magico, dove vorrebbe trovarsi?
«Dopo tre anni e mezzo di riprese, tre società diverse di effetti speciali da combinare e l'incubo di deludere milioni di fans? (Risata) In una spiaggia tranquilla, al sole, con mia moglie e i miei figli. Lo so, è poco avventuroso, ma sempre di valori familiari si tratta. Lewis, ne sono sicuro, approverebbe».

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