Villa Faraldi (Imperia) - Affittare sei case di proprietà del Comune a prostitute. Contratto commerciale. Rendimento assicurato, bilancio municipale finalmente ripianato. Idea del sindaco leghista Giacomo Chiappori.
Abbaia Yuri, quando glielo dico. Francamente non riesco a cogliere se approva o no, anche se lui, bastardino in bianco e nero, insiste e va su con la voce. Eppure al suo parere ci tengo. Perché Yuri, come conferma chi lo tiene al guinzaglio, Mario, impiegato all'azienda della nettezza urbana , «giù a Diano Marina», è a pieno titolo uno dei 400 abitanti di quest'eremo a 336 metri sul livello del mare. Desolato quanto affascinante. E immerso in una bambagia verde di ulivi, ulivi e poi ancora ulivi.
«Certo, se contiamo cani e gatti ci arriviamo a quattrocento. Ma si guardi intorno - dice Mario -. Sono le quattro del pomeriggio e non c'è già più in giro nessuno. I giovani sono andati ad abitare a Diano e a San Bartolomeo. Qui siamo rimasti una dozzina di uomini in età, sì in età per frequentare quelle signore. Ma io non ci credo che ci sarà questa possibilità. Il Paese si rivolterà contro il sindaco perché cominceranno a dire che è una schifezza, che non si può». Fa il segno della Croce la signora Emma al 27 di via Trieste prima di cominciare a parlare «di quelle tizie là che vuol far venire il sindaco». Ci mettiamo un po' a snidarla, mentre sta preparando la legna che finirà, quando sarà Natale, nel caminetto del «Bellavista», il ristorante di Villa Faraldi. Chiuso. Come chiusa, anzi sprangata, è tutta Villa Faraldi, mentre il sole si accuccia come Yuri. «Impossibile, non ci credo - sbotta Emma, 72 anni, con un marito che tenta inutilmente di infilarsi nel dibattito - e poi quelle case, le case del lascito non sono mica tutte qui, sono anche a Savona, quindi è meglio che vadano a lavorare, là quelle...». «Il sindaco dice che io lo benedirò per questa sua idea? Guardi, magari oltre alla benedizione gli darò anche una cresimazione, ma voglio parlargli a tu per tu, in privato, senza voi giornalisti di mezzo - puntualizza un po'stizzito, don Renato Elena, titolare della Parrocchia dedicata a San Lorenzo martire, messo sulla graticola, a suo tempo, per molto meno. E, fin quando non gli avrò parlato - conclude - i commenti li tengo per me». Due luci accese, finalmente. Che riscaldano il cuore, nel buio di Villa Faraldi. Al frantoio Morchio stanno ancora lavorando Paola, 35 anni e sua nonna Luisa di 90. «Potrebbe essere un'idea. Magari il paese diventa famoso, vengono le tv, i turisti e l'olio si vende Scherzi a parte io sono giovane, ho una bimba di due anni e mezzo e non grido allo scandalo, dico solo che mi sembra improbabile che possa diventare realtà questa idea. Sono convinta che il sindaco ne ha inventata un'altra delle sue per farsi un po' di pubblicità».
Posso chiedere anche a sua nonna cosa ne pensa? «Sì, ma alzi la voce è un po' sorda». «Macchè sorda ho sentito tutto, è uno schifo, se arrivano le ligere come le chiamiamo qui, è finita».
Il cono dell'altra luce illumina l'agriturismo Villa Faraldi: camere e ristorante. Peccato che sia chiuso e abitato solo dalla proprietaria, la signora Rosetta, 75 anni. «Mia figlia Sandra è appena andata via altrimenti avreste ascoltato anche il parere di una delle poche giovani del Paese. Noi anziani siamo rimasti senza parole. Speriamo sia uno scherzo altrimenti chi mettiamo addosso un'etichetta che gliela raccomando. Vuol scrivere l'articolo qui? No meglio di no, sa quante chiacchiere». Giro l'angolo e ritrovo Paola. «Come è andata dalla Rosetta?», mi chiede.
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