Nel pop che copia se stesso pure il revival sembra nuovo

Le novità latitano e le classifiche si riempiono di brani ispirati a vecchi successi. Per un pubblico under 18

Nel pop che copia se stesso pure il revival sembra nuovo
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Come tutto, anche il pop va avanti a forza di fasi e questa è la fase peggiore, quella del «piuttosto che niente è meglio piuttosto». Nella latitanza di nuove idee e nuove fonti di ispirazioni, si riciclano quelle vecchie, tutte, ma proprio tutte. Piuttosto di avere coraggio e provare strade nuove, è meglio ripercorrere quelle vecchie, vecchissime. Una tendenza che, per carità, va avanti da un bel po' ma che oggi è ormai imperante, specialmente nel pop, il magma fluido e gigantesco che famelicamente avvolge le classifiche. Dopotutto, lo slancio vitale (vitale?) della trap è finito e lo confermano dischi come il nuovo Santana money gang, ossia il «joint album» di Sfera Ebbasta (foto) e Shiva che rappresenta la definitiva desertificazione di un genere che in Italia ha trovato la sua declinazione più sterile. Quello tra revival e idee nuove è un rapporto inversamente proporzionale. Meno novità ci sono e più ripescaggi sentiremo.

In fondo, il mercato pop si indirizza a un pubblico di teenagers o anche meno, che ha scarsa esperienza e nessuna memoria quindi percepisce come nuove quelle melodie o canzoni pubblicate decenni fa e che a tutto il resto del pubblico (sempre meno rilevante nelle classifiche) crea soltanto l'effetto un tempo più temuto dai discografici, ossia il deja-vu. Per capirci, da settimane radio e piattaforme fanno volare Anxiety di Doechii che è la rivisitazione di Somebody That I Used to Know pubblicata da Gotye nel 2011, non mezzo secolo fa. E così rapper da podio come Guè rivitalizzano Acqua e sapone scritta da Vasco Rossi e Gaetano Curreri degli Stadio e inclusa nella colonna sonora dell'omonimo film di Verdone del 1983 con il risultato che i giovanissimi si ritrovano un bel brano «nuovo» e il pubblico più adulto gode l'effetto nostalgia. La missione del consenso istantaneo è compiuta. Ma solo quella.

Da queste secche si potrà uscire solo con nuove intuizioni e con quella cosa che oggi si è musicalmente estinta: il coraggio. Altrimenti aveva ragione Brian Eno e ascolteremo solo «musica da aeroporti» cioè da sottofondo (no, non sono un boomer).

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