Nella festa di Miami Art Basel ha trionfato il design

Definire una «fiera» quel che succede da sei anni a Miami è sicuramente riduttivo: accanto alla fiera regina («Art Basel/Miami Beach», appena conclusa) quest’anno si sono svolte ben 22 fiere più giovani, e poi mostre nei musei e nelle fondazioni, tavole rotonde, case aperte dei collezionisti, concerti, manifestazioni e feste di ogni genere. Un «ecosistema dell’arte» di cui Art Basel/Miami Beach è cuore pulsante, ma che ormai ha ampliato il concetto di fiera in qualcosa di molto più coinvolgente.
Miami reagisce con grazia tropicale all’invasione del popolo internazionale dell’arte, e la paventata crisi pare di là da venire. Tutti hanno fatto ottimi affari, confermando il trend delle ultime fiere internazionali: più attenzione alla qualità, meno rischio, solidi affari a prezzi «medi», ma decisione negli acquisti. La debolezza del dollaro poteva far pensare a un’egemonia europea, invece gli americani si sono presentati puntuali all’appuntamento. I gremitissimi stand delle 200 gallerie hanno permesso a Monica Sprüth, rigorosa gallerista di Colonia, di dichiarare: «Non è difficile vendere arte in questi giorni».
La chiusura della fiera ha messo anche la parola fine al lungo addio di Samuel Keller, direttore di «Art Basel» e «Art Basel/Miami Beach», annunciato lo scorso anno. Il quarantunenne Keller ha davanti a sé una nuova carriera come direttore della Fondation Beyeler di Basilea, ma sarà sempre ricordato come il motore di un cambio radicale del mondo dell’arte contemporanea. Le sue intuizioni, il suo dinamismo nell’individuare nuove zone di azione (inclusa l’invenzione della fiera di Miami) rendono il ruolo di Keller difficilmente replicabile. Sua anche la decisione di collaborare con «Design Miami», dedicato al design d’autore che dopo due sole stagioni è stato in parte assorbito da «MCH Messe Schweiz», che ha acquisito il 50 per cento di «Design Miami Basel» e il 10 per cento di «Design Miami».
La velocità con cui «Design Miami» è diventata un evento imprescindibile nei giorni dell’arte riflette il crescente interesse internazionale per una realtà - il design d’autore - che in Italia si considera spesso patrimonio nazionale. Quest’anno il premio «Designer of the Year», è stato assegnato al giapponese Tokujin Yoshioka, che ha creato Tornado, installazione con 2 milioni di cannucce bianche da cui emergevano i suoi sensazionali, nipponici oggetti.


Tra le mostre da visitare, «Fortunate Objects» al Cifo, Cisneros Fontanals Art Foundation. Un approccio inaspettato, monumentale o intimo, a oggetti d’uso quotidiano rivisitati da artisti diversissimi tra loro come Gabriel Orozco, Leandro Herlich, Olafur Eliasson, Mona Hatoum.

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