«Non è stata guerriglia, ma violenza da stadio: ultrà del Cagliari calcio hanno occupato una piazza della città e hanno fatto le stesse cose che si fanno negli stadi. Non è stata la Sardegna a protestare, la scorsa notte, ma soltanto dei teppisti, pagati per fare quello che hanno fatto». Commento a caldo di Renato Soru, governatore della Sardegna, obbiettivo di una lunga notte di follia e terrore, quella tra venerdì e sabato, innescata nel centro di Cagliari. Tesi sottoscritta e confermata, peraltro, dal questore di Cagliari, Giacomo Deiana: «Qualcuno ha pagato i teppisti violenti, che si sono uniti a pacifici manifestanti per creare incidenti. Lo dimostra come ha agito un manipolo di violenti, molti dei quali già conosciuti per le loro azioni teppistiche fuori dai campi di calcio». Bene. Anzi, non troppo bene. Ma ora siamo più tranquilli. Perché abbiamo toccato il fondo dello schifo, il fondo dei cassonetti. Perché, sul palcoscenico del dramma napoletano messo in scena dalla coppia Bassolino-Iervolino hanno fatto irruzione anche i rifiuti dei rifiuti. Gli ultrà, appunto. E così dopo la camorra, i no global, i centri sociali, gli pseudo pacifisti modello no-Tav, il popolo variegato e senza scrupoli, che si agita attorno al business della munnezza, si è arricchito di una nuova inquietante presenza. Gli ultrà, appunto. Che, momentaneamente a digiuno di arbitri e tifosi avversari da picchiare, hanno pensato bene di tenersi in allenamento.
Ma davvero solo adesso ci si accorge di loro? Ci sbaglieremo, ma i ragazzi in passamontagna e incappucciati, i ragazzi dei Niss, acronimo di «Niente incontri ma solo scontri», che fino all’altro giorno sbarravano il passo alle forze dell’ordine, impegnate a Pianura, non erano forse ultrà anche loro? E nella variegata galassia antagonista, dove, appunto la camorra sguazza, non c’erano e non ci sono forse politici bipartisan a fianco del fondatore di Potere operaio, Oreste Scalzone che a Napoli ha urlato: «che l’invio di De Gennaro è un segnale mafioso». Insomma chi ha interesse a soffiare sul fuoco della protesta? Lanciando sacchetti d’immondizia nell’abitazione di Soru e poi incendiando la notte con una serie di scorribande e violenze gli ultrà cagliaritani hanno risposto a quelli napoletani, vero. Con un discreto bilancio: sette arresti (a proposito come mai a Cagliari sono scattate le manette mentre a Pianura e dintorni con tutto quello che è successo non è stato arrestato neanche un moscerino?) sedici feriti, dodici tra le forze dell’ordine.
Gli arrestati sono sette: quattro maggiorenni, tra i quali un noto capo degli ultrà, e tre minorenni. Ora ci dicono che l’altra notte in quella piazza, piazza Bonaria, nomen omen, tutto è degenerato per colpa dell’odio atavico che le tifoserie violente del Cagliari nutrono verso Napoli. Di fatto la vicenda dei rifiuti campani, accettati dal presidente sardo è stata colta come pretesto per una «vendetta» contro quello che è ritenuto ora un alleato dei napoletani. Scontri ancora scontri. Lecito pensare che sia opera di un’abile regia.
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