Nella voce di Tania Maria tutte le anime d’America

Un concerto di Tania Maria, «the lady of Brasil», usignolo indiscusso del grande Paese sudamericano, è sempre un avvenimento da non perdere. L’attesa per il suo arrivo, domani al Blue Note soltanto per i due set di una sera, è assai viva. Tania ha una calda voce di contralto, ed è una bella donna anche adesso che non è più giovanissima e ha ceduto alla tentazione dei capelli rossi (salvo mutamenti dell’ultima ora). Preferisce le canzoni del suo Paese, è logico, ma riesce a riunire nelle sue interpretazioni creative - e nelle sue composizioni - le due Americhe: quella del Sud, la sua, con i ritmi del samba e del chorinho, e quella del Nord con gli accenti forti e nostalgici del blues e del jazz.
D’altra parte, è noto che quattro secoli or sono, la migrazione forzata dei neri africani verso i continenti nuovi portò in quelle terre i canti e i ritmi del Continente Nero. Questi suoni a contatto con realtà del tutto diverse cambiarono le proprie connotazioni, diventando più drammatici al nord per via della riduzione in schiavitù degli immigrati e più blandi (si fa per dire) al sud, ma non si attenuò mai la loro parentela, sempre percepibile in filigrana per chi la sa vedere.
Tania è una vocalist molto attraente da guardare mentre, sulla scena, asseconda con i movimenti sinuosi o scattanti del corpo le vicende della musica e la seduzione della voce. È anche pianista di grande talento e anzi i primi passi nel mondo dei suoni li ha fatti sul nobile strumento di Bartolomeo Cristofori. «Il mio modo di cantare - spiega - è strettamente legato al pianoforte, sono come un marito e una moglie che si vogliono tanto bene, al punto che non riesco a immaginare di cantare senza la tastiera». È un privilegio di poche grandi cantanti dell’area americana: oltre a lei, le prime che vengono in mente sono Carmen McRae, Sarah Vaughan e Shirley Horn. La pratica pianistica le mette in condizione di totale autonomia, cantare e accompagnarsi da sole, se vogliono.
Per questo, quando il Blue Note ha annunciato nel mese scorso la presenza di Tania Maria per sabato 10 ottobre, è corsa la notizia che avrebbe cantato in solitudine, non smentita fino a ieri. Invece no, Tania canterà e suonerà il pianoforte con generosità ma assistita da Marc Bertaux al contrabbasso e da Jean Philippe Fanfant batteria. Qualche ammiratore troppo esigente ha corrugato la fronte, ma naturalmente nulla si perderà della bellezza del canto.
La simpatia di Tania per il jazz si spiega perché è una brasiliana del nord, nata a Sao Luis, e perché nella sua famiglia la buona musica era amata in quanto tale, senza confini. Fin dall’adolescenza ha cantato e suonato nei bar e nei club, che perciò le sono familiari allo stesso modo dei grandi teatri che si sono aperti per lei quando è diventata celebre in tutto il mondo.

Ha inciso dischi per etichette di prestigio quali la Concord, la Blue Note (il recente Intimidade), ha vinto il prestigioso Golden Feather Award, assegnato dal compianto Leonard Feather che era forse il critico più severo di chiunque altro. Di sé dice anche di essere stata favorita dal suo inguaribile desiderio di «viaggiare, viaggiare, viaggiare. Non sto mai ferma, e le mie città predilette sono Parigi, Londra, Roma. E tante altre…».

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