Celebrato come maestro del ritratto e del nudo, il fotografo romano Dino Pedriali ha sentito lesigenza di cimentarsi in lavori nuovi, come la serie di 12 «nature morte», in mostra alla Galleria Luxardo (via Tor di Nona, 39) fino al 31 marzo, insieme ad alcune opere storiche, tra cui i ritratti di Pier Paolo Pasolini, Rudolph Nurejev e Andy Warhol.
La sua arte è stata paragonata dal critico Peter Weiermair alla pittura di Caravaggio per luso della luce, ma anche per i modelli presi dalla strada. Accostamento che il sovrintendente al polo museale romano Claudio Strinati condivide, perché vede in Pedriali «la stessa attitudine mentale» del Merisi, anche se «Pedriali è debitore più a un personaggio come Man Ray, che a un maestro di unepoca entro certi limiti irrecuperabile».
Pedriali, a sua volta, paragona la sua arte a quella di uno scultore che, per raggiungere lessenza delle cose, deve togliere o aggiungere qualcosa. Nel suo caso non con il bisturi o lo scalpello, ma servendosi della luce. Per molto tempo si è servito di una sola fonte di luce, ottenendo effetti decisamente scultorei, mentre nelle ultime nature morte ha preferito unirradiazione totale, riuscendo a creare unombra bianca o a far sparire alcune linee a vantaggio di altre. Tutto ciò che è natura diventa forma pura. Castagne, zucche, cavoli, piante, fiori, ma anche animali come i cavalli, sono stati raffigurati nelle forme più pure.
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