Nello Musumeci all'attacco: "Che papocchio l'accordo tra dem e Cinque Stelle"

L'intervista con il presidente della Regione siciliana che parla dei rifiuti e della nuova legge bloccata in parlamento. Poi si discute anche di migranti, Lega, Pd e 5 Stelle

Nello Musumeci all'attacco: "Che papocchio l'accordo tra dem e Cinque Stelle"

Rifiuti, conti, Lega e Salvini. Il presidente della Regione Siciliana a tutto tondo in un'intervista esclusiva a Il Giornale.it sugli argomenti "spinosi" che riguardano l'isola. A partire dalla situazione rifiuti. Qualche giorno fa il suo governo è stato sconfitto in Aula sul primo degli articoli della riforma dei rifiuti presentata all'Ars, "ed è intollerabile - dice Nello Musumeci - che dopo 29 sedute, accordi anche con l'opposizione, si utilizzi il voto segreto per far bocciare in Aula una riforma attesa da tutti i siciliani". Il ciclo dei rifiuti in Sicilia è da tempo sotto l'occhio del ciclone. "Dal 1999 - specifica il presidente - da quando, cioè, il governo guidato dal comunista Capodicasa chiese allo Stato di dichiarare lo stato di emergenza e nominare un commissario straordinario. E da quel momento, a fasi alterne, si è andati avanti così". Il nodo, secondo il governatore, sono gli impianti privati: "Immagino che in Aula chi ha votato contro avrà avuto pressioni, sollecitazioni da un certo mondo imprenditoriale, altrimenti non me lo spiego. Sono seriamente preoccupato".

Il ciclo dei rifiuti in Sicilia arranca. Negli ultimi anni ha creato debiti per 1,8 miliardi di euro, migliaia di assunti senza concorso e i camion della spazzatura che fanno centinaia di chilometri per raggiungere impianti privati. "Pd e Movimento 5 Stelle, fino ad oggi, si sono intestati solo battaglie ideologiche - dice il presidente - Oggi sono coloro che vogliono che vinca il partito della conservazione e non delle riforme, che hanno determinato la paralisi". Con il voto segreto, che Musumeci definisce un arnese feudale, il governo dunque è stato sconfitto. "Ed è stato Fava (presidente della commissione Antimafia, ndr) più di tutti a chiedere l'utilizzo del voto segreto - dice il governatore - Il voto segreto fa a pugni con la morale, l'etica e il senso di responsabilità del deputato. I cittadini possono accettare che un deputato cambi idea e ci ripensi, ma lo deve fare alla luce del sole".

Oggi oltre il 70 per cento dei rifiuti prodotti in Sicilia finisce negli impianti privati, perché mancano quelli pubblici. Per realizzarne uno, in media ci si mettono, in Sicilia, dai 5 ai 7 anni. Il governo ha finanziato la nascita di tre nuovi impianti nella Sicilia occidentale (Ravanusa, Sciacca e Calatafimi), a giorni aprirà quello di Vittoria e nei due anni passati sono stati aperti quelli di Gela ed Enna, "mentre in Sicilia orientale - spiega il presidente - aspettiamo ancora che le Srr ci indichino i luoghi dove farli, almeno uno in provincia di Catania e uno in provincia di Messina. Abbiamo dovuto nominare un commissario che ci dia le riposte. La differenziata è una soluzione, ma ancora va a rilento. Mentre ci sono comuni dell'entroterra che raggiungono anche l'80 per cento, le grandi città Palermo, Catania e Messina, stentano, viaggiando tra il 12 e 18 per cento. Troppo poco".

Il precedente governo nazionale ha chiesto alla Regione di realizzare due termovalorizzatori: "Non abbiamo nulla contro - dice Musumeci - ma non sono essenziali. Abbiamo bisogno di realizzare nuovi impianti pubblici. Certo se l'avessero fatto 30 anni fa, o 10 anni fa, o 5 anni fa, oggi non ci troveremmo in questa situazione. La nuova legge non è certo la soluzione, ma mette ordine in una situazione troppo delicata. L'opposizione ha sparato con la maschera sul volto ed è grave in una terra sovraesposta come la nostra che una legge sui rifiuti si voti segretamente. Faccio appello ai deputati liberi. Sul Pd non mi faccio illusioni. È come chiedere al piromane di spegnere il fuoco. Sono loro quelli che hanno creato questa situazione".

Capitolo immigrazione. Il governatore si schiera per una politica dell'accoglienza, "perché chi è in mare e si trova in difficoltà va salvato sempre". Ma il fenomeno non va lasciato in mano solo alla Sicilia e all'Italia: "La politica dell'ex ministro Salvini che chiudeva i porti ha fatto diminuire gli arrivi nelle nostre coste - dice il presidente - Io sono europeista, ma questa non è la mia Europa. Chi viene a bussare a casa nostra, non lo fa perché vuole visitare la nostra terra come turista, ma perché vive una grave situazione di disagio. La risposta, dunque, non può essere data solo da noi. Bisogna far comprendere all'Europa che questo fenomeno epocale va gestito nei luoghi di partenza di queste persone. Invece oggi l'Europa è cinica, si volta dall'altra parte, fa finta di commuoversi, mostra di non avere cuore e guarda solo alla logica brutale del profitto. Non può essere solo la Sicilia, e penso alla generosa comunità di Lampedusa, a raccogliere i vivi e i morti. Lo ribadisco: chi è in difficoltà in mare va soccorso sempre, ma questo non vuol dire che dobbiamo legittimare la politica ipocrita delle Ong. Oggi chi arriva da noi è condannato a una vita di stenti e sfruttamenti. Non facciamo i buonisti ipocriti. L'Europa intervenga, modifichi il trattato di Dublino, ogni Stato si accolli un certo numero di immigrati, ma faccia in modo che queste persone possano integrarsi nella società in cui vengono trasferiti, non sfruttati come prostitute o come lavoratori dei campi malpagati".

Primo presidente siciliano a prendere parte al raduno della Lega a Pontida, Musumeci parla dei suoi alleati: "Normale che un presidente di una coalizione del centro-destra partecipi e aderisca all'invito della Lega - dice il governatore - Nel 1994 c'era Bossi al tavolo nelle riunioni delle forze di destra. La Lega oggi ha avuto una mutazione genetica e antropologica e il suo successo è determinato dal fatto che la gente non vuole più affidare il governo a forze politiche inermi. L'unico errore è stato quello di allearsi con il Movimento 5 Stelle".

Capitolo conti: "Non è assolutamente vero che la Sicilia non ha un solo centesimo in cassa - dice il presidente - Abbiamo una grave situazione debitoria (quasi 15 miliardi di euro) che toglie denaro alla spesa corrente in altri settori e costringe il bilancio a rimanere ingessato. Per fortuna abbiamo una cassaforte con denaro per investimenti, ma per spenderlo abbiamo bisogno di progetti. E quando ci siamo insediati non ne abbiamo trovato uno. Cose da ridere. I Comuni sono in condizione cianotica, le Province in default, perché Renzi le ha tolte senza dirci come sostituirle. Quindi le autonomie locali in Sicilia stanno attraversando una crisi gravissima. Serve una boccata di ossigeno e soprattutto le deroghe nell'utilizzo dei fondi strutturali e ordinari. Il divario fra Nord e Sud cresce e senza deroghe non possiamo avvicinarci. Siamo d'accordo che le deroghe abbiano una regia romana, che ci forniscano sempre da Roma un cronoprogramma, applichino anche le sanzioni se non rispettiamo i tempi, ma abbiamo bisogno di deroghe".

In Sicilia, secondo Musumeci, si stanno pagando colpe "che non sono solo dei siciliani, come molti vogliono far credere, ma che provengono anche dal governo centrale - dice il presidente - Oggi c'è una nuova classe dirigente, che non deve subire errori, clientelismi, approssimazione, connivenza e opacità delle vecchie amministrazioni. Abbiamo il diritto di meritare un'interlocuzione seria e corretta, di essere sostenuti e incoraggiati, come si è fatto con altre Regioni".

Nonostante tutto, il presidente della Regione pensa che alla fine la Sicilia diventerà bellissima, puntando sul claim della sua campagna elettorale: "Non perché lo dico io - dice - ma perché lo ha detto il giudice Paolo Borsellino che, rivolgendosi alla vedova di un agente della scorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci e che voleva andare via, tentò di dissuaderla dicendo che, alla fine, questa terra sarebbe diventata bellissima".

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