Per l’uno, che si chiama Niccolò Fabi, ti basta digitare le prime quattro lettere del nome. E capisci subito che è più popolare degli omonimi Machiavelli e Paganini. Per l’altro, che si chiama Cristiano, di lettere ne bastano tre. Digiti «cri» sulla finestra di ricerca, ed ecco che il motore Google Italia, come la mamma che guida la mano incerta del figlioletto alle prese con i primi esercizi di scrittura, ti suggerisce, amorevole: Cristiano Ronaldo. È lui che il popolo della Rete clicca con maggiore frequenza, non quel tale che pure inizia con «cri», quello che per alcuni miliardi di persone è nientemeno che il figlio di Dio, altro che Pallone d’Oro...
È Internet, bellezza, e tu non puoi farci niente.
«A causa di sopraggiunti problemi familiari i concerti di Niccolò Fabi previsti fino al 10 luglio sono annullati». Segue l’elenco delle date. Lo comunica il sito ufficiale del cantautore romano. Che è successo? Per saperlo, si deve andare sul profilo Facebook del titolare. «Amici - leggiamo - vi sto per scrivere quello che non avrei mai voluto scrivere. Questa notte una sepsi meningococcica fulminante ha portato via nostra figlia Olivia».
Un sussurro pronunciato con la voce rotta dal dolore può far parte del cinico calderone informatico? La morte di una bimba è materia per social forum? Certe domande hanno senso soltanto se restano senza risposta, lì a sciogliersi come neve al sole. E del resto la risposta sarebbe offensiva per tutti: per chi la dà e per chi la riceve. Sarebbe un’esibizione di moralismo pagato un tot a riga. E il nostro piccolo orgoglio di cui immodestamente siamo fieri ci permette, in queste ore, di non andare a leggere i messaggi di condoglianze. Sarebbe come seguire un funerale con in mano penna e taccuino per documentare una lacrima, un gesto di rabbia, un abbraccio struggente, una bestemmia.
È Internet, bellezza, e tu non puoi farci niente.
«Con grande allegria ed emozione vi informo che di recente sono diventato papà di un bimbo». Come? Chi ha parlato? C’è stata un’interferenza? Proprio così, è l’altro papà che parla, il famoso «cri». Lo fa anch’egli su Facebook. E anche su Twitter. Pare che un sito ufficiale del prode pedatore Cristiano Ronaldo non esista, quindi in materia è tutto ufficioso, aleatorio, gossipabile. La madre preferisce restare anonima, fa sapere l’ex (?) playboy portoghese, «e il bimbo è sotto la mia tutela esclusiva». Che cos’è? Un’esultanza composta, senza togliersi la maglia per arringare la folla dei tifosi virtuali? Oppure il sopravvalutato eroe madridista ha capito che gli avvocati sono più scaltri dei terzini e non abboccherebbero alle sue finte di corpo? A queste domande sarebbe normale rispondere con discorsi da bar, ma, anche qui, non è il caso. C’è una vita nuova, un fiore che spunta fra l’erba dell’area di rigore: non calpestiamola con le scarpe del pettegolezzo.
È Internet, bellezza, e tu non puoi farci niente.
I concerti di Niccolò e le partite di Cristiano, due padri famosi e dal diverso destino, sono quasi nulla di fronte ai sentimenti che ora li hanno rapiti. Ma prima o poi la musica e il pallone torneranno a bussare alle loro porte, esigendo una prova d’amore.
È facile augurare a Cristiano che il suo pargolo lo renda meno sbruffone e più altruista. È difficile dire qualcosa a Niccolò. Speriamo solo che, fra qualche anno, possa dar ragione a Thomas Mann: «Le opere di valore nascono solo sotto il premere di una vita cattiva».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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