«Nella squadra del governo Monti colpisce la «non-scelta di almeno un sottosegretario alla Famiglia. E la decisione di non attribuire - almeno per il momento - una delega specifica a uno dei membri dell'esecutivo». Prima il silenzio. Poi una indicazione generale: «Il parametro sul quale la Chiesa giudica l'attività politica è la difesa dei valori costitutivi dell'umano», frase da leggere in filigrana, sullo sfondo della preoccupazione per un possibile stop sul disegno di legge sul fine vita. Ora una critica diretta, messa nero su bianco dal quotidiano Avvenire: per molti il segnale che la Conferenza Episcopale guarda in modo «laico» al nuovo esecutivo, si guarda bene dal sottoscrivere cambiali in bianco e intende giudicare sui fatti l'operato dei tecnici alla guida dell'Italia.
Di certo l'intervento sulla prima pagina di Avvenire assomiglia a un chiaro segnale che non verranno fatti sconti a Mario Monti e alla sua squadra. Il ragionamento sviluppato nell'editoriale si muove sul filo della sottolineatura dell'interesse strategico - ed economico - del primo nucleo della società. «La famiglia ha garantito finora - prima e meglio dello Stato - la coesione sociale del Paese. Ha assicurato, grazie alla capacità di risparmio e alle sue economie di scala, la tenuta del bilancio nazionale. Ha funzionato da ammortizzatore sociale per i lavoratori senza cassa integrazione e per i giovani senza protezione. È stata capace di supplire anche alla mancanza di servizi di cura per i bambini e per gli anziani, i cui costi, altrimenti, avrebbero gravato sui conti pubblici».
«Certo -rileva Avvenire- non è un ministero alla Famiglia a garantire di per sè l'impegno culturale, prima ancora che economico, in questa direzione. Non sarà una delega a fare primavera, ma non vorremmo che quella calata l'altra sera fosse l'ennesima gelata dopo i molti inverni rigidi già vissuti dalle famiglie italiane».
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