Resuscitata per legge. La vicenda sembra tratta da una commedia di Eduardo De Filippo. Di quelle amare e paradossali. Una donna monzese di 43 anni rimane vittima di un incidente stradale. Travolta mentre attraversa la strada che porta al cimitero di via Foscolo a Monza. In condizioni disperate viene portata all’ospedale San Gerardo. Per i vigili urbani «ufficialmente» muore poco dopo il ricovero. Pure il medico legale dà il via libera per l’espianto degli organi e la procedura viene attivata. Dal posto di polizia del nosocomio l’ulteriore conferma: non c’è più nulla da fare: morta. Tutto finito? No, solo l’inizio.
L’indomani mattina, quando il magistrato sta per aprire il fascicolo per omicidio colposo contro l’investitore, arriva il colpo di scena. Quando una pattuglia di vigili ritorna in ospedale per chiedere il certificato di morte, a momenti i due vigili svengono. La donna non è morta, è gravissima, non ha attività cerebrale, ma tecnicamente è ancora viva. Retromarcia di tutti quanti. Niente espianto. Le sue condizioni rimangono disperate. Ieri mattina le urla del pm si sentivano per tutto il corridoio del tribunale di Monza.
In tutta fretta Miriam B., impiegata, due figli, viene «resuscitata» per legge.
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