da Milano
In principio erano affondi su aborto e famiglia e il settimanale Famiglia Cristiana dedicava i suoi editoriali a proporre revisioni della legge 194 o a lamentare lassenza, per la prima volta nella storia dellItalia repubblicana, di un ministro proveniente dal «mondo cattolico» nel governo.
Da qui in poi, il settimanale paolino non ha più avuto freni e ha tuonato spesso (e volentieri) contro il governo e le sue politiche. Una strategia che, visti gli ultimi dati diffusi dallAds (listituto che certifica la diffusione della stampa), non sembra pagare: da giugno 2007 a giugno 2008, infatti, le copie sono calate di ben 103mila unità (circa il 15 per cento delle vendite).
Maroni vuole censire i rom per garantire sicurezza (ma anche per assicurare che i bambini rom vadano a scuola)? Ecco che Famiglia Cristiana parte allattacco. Maroni non prende le impronte degli ultrà violenti? «È una vergogna discriminatoria». Il premier vara la riforma della giustizia? «È ossessionato dai giudici e si dimentica della famiglia». I sondaggi parlano di gradimento record per lesecutivo? «Il governo traballa e lopposizione latita» replica Famiglia Cristiana. Il ministro Gelmini cambia la scuola? «È solo una riforma di facciata». Palazzo Chigi manda i soldati a presidiare gli obiettivi sensibili? «Non siamo mica in Angola» scrivono i paolini, che qualche settimana dopo arrivano a sostenere - nemmeno fossero MicroMega - che Di Pietro è nel giusto e che quella del governo è «una linea di fascismo moderno». Nientepopodimeno. Salvo venire poi sconfessati dal Vaticano, che disse che «Famiglia Cristiana non rappresenta né noi né la Cei».
Lultima sortita dal fortino paolino ha riguardato, pochi giorni fa, la legge elettorale per le elezioni Europee. «Neppure alle Europee potremo sceglierci i rappresentanti con lo strumento delle preferenze», tuona leditoriale del numero in edicola. Tutto perché Berlusconi ha osato servire «la porcata numero due, copia delle disposizioni più antidemocratiche della legge elettorale con cui abbiamo votato alle ultime politiche». Elezioni così antidemocratiche da aver eletto un governo che ora veleggia sopra il 60% dei consensi secondo tutti i sondaggi, anche quelli dellopposizione.
Don Antonio Sciortino, il direttore del settimanale, di fronte allemorragia di copie, ha deciso di fare qualcosa. Perché, fra tutte le linee possibili, abbia scelto proprio quella dello scontro con il governo e la politica, non è chiaro.
Secondo quanto scrive Italia Oggi a commento dei dati di vendita, il problema starebbe in uno scollamento fra le scelte del direttore e il gusto dei lettori, che magari avrebbero preferito una linea più morbida.
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