«Sa, in una situazione come la mia non si smette mai di sperare: non resta altro. E visto che dopo 17 anni hanno ritrovato il cadavere di Elisa Claps, prima o poi potrebbero rinvenire anche quello di mia figlia Erika, no? Perché lei è morta, su questo purtroppo non ci sono dubbi. È stata fatta sparire per poi essere uccisa e il suo corpo è qui. Certo: potrebbe anche essere sparita volontariamente, nessuno sa mai veramente cosa può accadere nella mente delle persone, anche quelle più vicine. Io però non credo se ne sia andata di sua spontanea volontà e tanto meno che si sia tolta la vita. Nella nostra famiglia non ci ha mai creduto nessuno».
Quando parla al telefono, dalla sua abitazione di Aosta, Carla Lazanio Ansermin ha il tono sbrigativo di chi bada al concreto e non ha più voglia dintrattenersi in chiacchiere o inutili supposizioni. È la madre adottiva di Erika, la 27enne di origine coreana, consulente commerciale di moda residente a Milano e scomparsa il 20 aprile del 2003, la domenica di Pasqua, mentre, in auto, si apprestava da Aosta - dove abitavano i genitori - a raggiungere Courmayeur, dove il fidanzato Christian e sua madre lattendevano per andare al ristorante.
La Panda verde della ragazza venne ritrovata, regolarmente parcheggiata ad Avise, una località ai piedi del Monte Bianco, proprio lungo la strada che Erika avrebbe dovuto percorrere, ma da quel momento della ragazza non si seppe più nulla. Sulla vettura la borsa, la giacca, la carta di credito e il cellulare spento.
Per ritrovarla le forze dellordine misero in campo in Val dAosta un vero e proprio contingente, ma non ottennero alcun risultato. Nel 2004 la foto di Erika e un articolo che parlava della sua scomparsa vennero ritrovati dalla polizia inglese sul computer di Danilo Restivo. Il giovane era già stato il principale sospettato della scomparsa di Elisa Claps (sparita da Potenza il 12 settembre 93) e, in quel periodo, venne indagato dalle autorità britanniche per lomicidio della sua vicina di casa, Heather Barnett, una sarta 48enne uccisa barbaramente. Restivo abitava e abita tuttora, di fronte allabitazione della donna, a Bornemouth, nel Dorset, ma prima di stabilirsi nel Regno Unito ha vissuto anche a Milano, Roma e Torino.
La signora Ansermin, in questi anni, è rimasta vedova (il marito Piero è morto cinque anni fa), mentre la sorella maggiore di Erika, Elisa - una giovane donna vietnamita, anche lei adottata in un orfanatrofio - come ci spiega la madre, si è sposata, ha divorziato e ora, a 37 anni, vive e lavora a Praga.
Lei crede che Restivo centri qualcosa nella scomparsa di sua figlia Erika?
«Mah! Mi sembra una pista molto labile, anche se in questi giorni, mentre io ero lontana per un viaggio, in molti me ne hanno parlato, in relazione al caso della Claps. Già allora, nel 2004, gli inquirenti ci dissero del ritrovamento della foto di mia figlia sul computer di quellitaliano residente in Inghilterra, dovera indagato per omicidio. Sul suo pc venne rinvenuto anche un articolo sulla scomparsa di Erika, ma non venne trovato alcun legame tra i due e personalmente non credo che Erika lo abbia mai conosciuto. Tra laltro mi risulta che Restivo allepoca della sparizione di Erika, vivesse in Inghilterra già da un po».
Se trovassero anche il cadavere di Erika sarebbe già un bel passo avanti per le indagini, non pensa?
«Beh, a quel punto però non mi basterebbe. Vorrei anche sapere cosa le è accaduto veramente, perché è stata uccisa».
Che idea vi siete fatti in famiglia? Pensate che il fidanzato di Erika, come hanno sempre creduto gli inquirenti fino alla sua morte e anche successivamente (Christian Valentini si è spento nel febbraio 2007 per un tumore nella clinica milanese «Humanitas»), centri qualcosa nella sua scomparsa?
«Io non lo so, ma mia figlia ne è convinta. Lei è certa che Christian sia coinvolto nella sparizione di Erika. Personalmente non me la sento di fare alcuna supposizione o, comunque, di sostenere con fermezza una tesi in questo senso».
Ha ancora dei legami con la famiglia Valentini?
«Il legame con loro era Christian. Venendo a mancare lui, sono scomparsi anche i contatti con sua madre».
Ma alla sua morte i carabinieri riaprirono le indagini e sequestrarono la cartella clinica di Valentini. Si cercava di capire se la malattia per cui era deceduto era legata a un eventuale contagio da Hiv, il virus dellAids. Erika si era sottoposta al test poco prima di sparire (e non vide mai il risultato negativo). Gli inquirenti erano convinti che laver scoperto un possibile contagio del fidanzato avesse determinato la scomparsa della ragazza...
«Guardi che lei è male informata: le indagini non vennero mai riaperte ufficialmente. E tanto meno venne sequestrata la cartella medica, si figuri! Adesso, però, non voglio fare inutili polemiche...».
Farà qualcosa il prossimo 20 aprile per ricordare la sparizione di sua figlia?
«E perché mai dovrei? Cerchi di capire, mio marito posso andarlo a trovare al cimitero, ma mia figlia non so dove andarla a piangere».
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