Milano - «Adesso voglio giustizia: il romeno che mi ha violentata deve avere una punizione esemplare. Io, in un certo senso, sono stata fortunata: quello schifoso ha abusato di me, ma avrebbe potuto accadere di peggio, avrebbe potuto anche uccidermi. Se non fossero arrivati i poliziotti della Polfer di Porta Garibaldi, infatti, mi avrebbe strangolata, lo stava già facendo. Se penso alla paura che ho avuto... Io ho ceduto a quel bruto perché temevo mi ammazzasse, lo capite o no?».
Quando l’altra notte è arrivata alla clinica Mangiagalli Chiara S., - 19 anni, una ragazza biondina e minuta che, terminati da poco gli studi, si arrangia facendo qualche lavoretto e vive in via Filzi con il fratello ma spesso, come l’altra sera, va a dormire da un’amica - era l’ombra di se stessa. Gli abiti stracciati, il volto tumefatto, il collo pieno di segnacci rossi, il terrore negli occhi gonfi di lacrime che continuavano a sgorgare copiose mentre lei, con le mani tremanti, cercava di arginarle. «Povero tesoro! - esclama un’infermiera della clinica diventata nota soprattutto per gli operatori specializzati dell’Svs, il Centro soccorso violenze sessuali diretto dalla dottoressa Alessandra Kustermann -. Si raggomitolava tenendo le braccia attorno al corpo come se cercasse un abbraccio consolatore! Ma è una ragazza forte, ce la farà». Poi la donna si chiude nel silenzio e nel riserbo più totale che queste vicende richiedono. Per privacy, ma soprattutto per rispetto di un dolore enorme, talmente grande che, a parte la donna violentata, a capirlo veramente, a fondo, possono essere solo gli operatori del settore.
Bocche cucite anche alla Polfer, i cui uomini in forze al compartimento di Porta Garibaldi sono intervenuti sul posto e hanno materialmente salvato la vita alla ragazza strappandola alle grinfie del romeno e oggi meriterebbero il plauso popolare (anche in considerazione del fatto che ieri era la vigilia della festa della polizia che si terrà stamane, a partire dalle 10.30, al Conservatorio di musica «Giuseppe Verdi» di via Conservatorio 12). Tuttavia il magistrato che si occupa della vicenda, Massimiliano Carducci, interrogato dai giornalisti a palazzo di giustizia se lo stupratore fosse un romeno o un rom di etnia romena non solo ha risposto «è la stessa cosa!», ma si è rifiutato di diffonderne la foto definendosi «garantista» e assicurando che il giovane è «innocente finché una sentenza non dice il contrario». Sta di fatto che alla Polfer ieri erano talmente «impauriti» dalla reazione del giudice, qualora avessero osato diffondere qualche particolare in più rispetto a quelli piuttosto scarni usciti con fatica dalla Procura, che non solo si sono ben guardati dal fare una conferenza stampa ma persino il questore Angelo Serafino ha fatto sapere al centralino della questura che non intendeva rispondere alle domande dei giornalisti nemmeno al telefono.
Eppure, vista la tragicità del possibile epilogo della vicenda (che la ragazza potesse morire strangolata dal romeno non è una illazione, bensì una certezza) quest’ultimo arresto non fa che confermare il trend positivo in fatto di arresti per stupro confermato ieri mattina
dal questore Vincenzo Indolfi. Che, pur ammettendo l’evidente aumento di violenze sessuali a Milano ha dichiarato che ben il 92 per cento dei responsabili degli stupri denunciati in quest’ultimo anno è finito in manette.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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