Vedevo ieri la Camera, il suo presidente, i tirapiedi e poi guardavo quella specie di sinistra che si oppone a quella specie di destra passando per quella specie di terzo polo e mi ha preso uno strano magone: come un ictus sentimentale, mi è scoppiata la nostalgia di Bertinotti. Ah, che comunista, e che signore. Da presidente della Camera seppe essere al di sopra delle parti, lui che era leader di un partito, e che partito, così estremo e radicale.
Visionario del comunismo ma estraneo alla tragedia e alla servitù del comunismo di potere, come invece molti di quegli ex-compagni che oggi bacchettano il prossimo in tema di libertà, regole e amor patrio, Bertinotti non si accanì mai contro le persone ma contese sulle idee e sui programmi, rispettò e fu rispettato dai suoi avversari, fu radicale ma elegante, non solo per via della erre sciccosa. Difese con nobiltà la causa della miseria. Antifascista ma seppe distinguere nel regime tra uomini, idee e nefandezze. Non sprizzava odio e sapeva essere gentile e curioso del pensiero opposto al suo. È vero, a volte soffia sui ribelli e non pensa ai loro esiti violenti. È vero, trascinò il governo Prodi in una sciagurata disfatta, ma fu coerente con le sue idee e non fu colpa sua se in quel governo c’era solo mucillagine.
Lo insultarono come parolaio e comunista
al cachemire, ma mi chiedo come parlano e vestono gli excompagni e che altro fanno oltre che gli indossatori di parole. Gli auguro un radioso esilio, non come Seneca o Trotskj. Avere compagni al duol scema la pena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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