In fondo ci vuol poco a capire perché Antonello Venditti sia ormai un patrimonio nazionale del pop. Ogni brano del suo concerto qui alle Terme di Caracalla fa storia a sé, è una citazione, un frammento, un selfie della memoria. Non a caso ieri sera era «la notte prima degli esami» visto che oggi in tutta Italia iniziano gli esami di maturità e questo è l'inno di chiunque da quarant'anni si prepari a superarli. «Il mio terrore era matematica, ma non sono mai stato rimandato e ho fatto la maturità quando si portavano tutte le materie».
A 75 anni Venditti è terreno e sublime, è cronista ma pure analista, è partito dalla sinistra estrema degli inizi Anni Settanta ma ora chissà dov'è, di sicuro non più lì nello stesso posto. E questi concerti, ovviamente tutti esauriti con oltre quattromila spettatori a sera (replica stasera e il 21 giugno), sono l'apoteosi estrema del «Codice Venditti», della sua capacità di fotografare attimi generazionali con un linguaggio alto da cantautore ma, allo stesso tempo, basso da «canzonettaro» di facile presa. Un pregio più unico che raro. Ad esempio l'iniziale Bomba o non bomba, introdotta da Also sprach Zarathustra di Strauss che fa molto 2001 Odissea nello spazio, è un po' il riassunto utopico, magari illuso ma molto passionale di una generazione che «partirono in due, ed erano abbastanza... un pianoforte, una chitarra e molta fantasia». È citato anche Francesco De Gregori, ma lo siamo tutti noi, da ventenni della Generazione X o anche Millenials, che tappa dopo tappa hanno provato, spesso almeno provato, a raggiungere gli obiettivi, a concretizzare i sogni, a essere banalmente risolti.
Tutto passa da un esame.
«Ci sono due tipi diversi di notte prima degli esami, quella dello scritto, di cui poi non ricordi nulla. E quella degli orali, che ha un sapore diverso», spiega prima di salire sul palco, rilassato ma teso, sorridente ma in fondo molto concentrato perché ci sono brani come Ci vorrebbe un amico «che hanno bisogno di tre tonalità diverse di voce». E tre sono anche le parti di questo concerto lunghissimo, ben oltre le due ore e mezza, con la prima e l'ultima parte che sono un greatest hits e la seconda con i brani del disco Cuore, appena ripubblicato a 40 anni dall'uscita, che contiene non soltanto Notte prima degli esami ma brani che sono il «cuore» del suo repertorio storico, da Stella a Cocaina («Roma mi ha aiutato a non drogarmi»).
Dopo di loro c'è il «ponte» tra passato e presente, ossia l'inedita Dì una parola che introduce il terzo atto con classici come Dalla pelle al cuore, Benvenuti in Paradiso, In questo mondo di ladri fino alla conclusiva, inevitabile Roma capoccia.
In sostanza è l'autobiografia di una generazione che era al liceo negli anni Ottanta e adesso può dire, come fa Venditti, che «la gioventù quando la vivi è un inferno, quando la ricordi è un paradiso». Lui, abbronzato, ricorda quando con l'album Cuore è tornato a Roma dopo due anni di autoesilio in Brianza al Castello di Carimate. «Senza Lucio Dalla non sarei mai tornato a Roma, ci siamo incontrati in un autogrill e mi ha convinto a cambiare idea».
Dopo oltre mezzo secolo di carriera, questo romano de Roma parla con disincanto senza freni. Dice ad esempio che «Madame è la vera ispiratrice» della musica di oggi e che la «strepitosa» Annalisa e Angelina Mango sono un po' «costrette a diventare altro da se stesse». È anche commosso quando ammette che «la mia con De Gregori è la storia unica al mondo di artisti che hanno iniziato insieme e poi fanno cinquant'anni dopo ciò che avrebbe dovuto fare cinquant'anni prima». Ossia un tour insieme.
Ed è anche immediato e diretto, Antonello Venditti. Pensando alla sua recente intervista al Corriere ricorda di aver citato «due rivoluzionari come Moro e Berlinguer» ma poi tutti si sono concentrati sul «rapporto con mia mamma». Insomma oggi «la paroletta fa politichetta» ridacchia riferendosi anche alla canzone Ottimista (sempre dal disco Cuore) che portò «Bobo Craxi a scrivere sull'Avanti che avevo fatto un duro attacco al partito Socialista». Ma non è così. Era ironia e, come ripete lui, «anche oggi la satira e l'ironia non sono gradite dal potere».
E mentre sfiora appena appena i temi politici (ad esempio l'aborto: «È un diritto laico, lo gestisci con la tua coscienza»), Venditti non si tira indietro quando parla delle nuove generazioni di cantanti spiegando che «io saprei scrivere come loro, ma dubito che loro potrebbero scrivere ciò che ho scritto io». E in effetti, specialmente in questo concerto che dal 13 luglio girerà tutta l'Italia, viene fuori bello chiaro che ci sono canzoni capaci di passare l'esame del tempo e non solo quella della classifica. «I miei brani sono contemporanei, quelli dei giovani sono trafitti dalle scadenze» e lo dimostrano anche i «santini» con il suo volto distribuiti stamattina nelle scuole di Roma e Milano.
Chi li riceverà è nato ben dopo che Notte prima degli esami è sbarcata nella top ten, ma la canta con la stessa intensità degli oltre quattromila che ieri sera l'hanno mandata a memoria qui alle Terme di Caracalla, che poi non è così distante dal Giulio Cesare, il liceo in cui il ragazzo che canterà «mi chiamo Antonio e faccio il cantautore» ha preso la prima delle sue tante maturità.
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