Di notte alla Stazione Termini sulle tracce degli "ultimi"

Il docufilm "San Damiano" di Sassoli e Cifuentes racconta la vita dei senzatetto ai margini delle nostre città

Di notte alla Stazione Termini sulle tracce degli "ultimi"
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Anche tra gli ultimi, i senza tetto che popolano le zone delle stazioni ferroviarie delle grandi città, c'è chi cerca, a suo modo, di distinguersi. Così Damian, polacco trentacinquenne arrivato a Roma con cinquanta euro in tasca, invece di dormire per terra, scala le vicine e antiche Mura Aureliane per trovare un suo posto regale (più avanti arriveranno i pompieri a tirarlo giù...). Sui suoi sogni di cantante e sulla sua storia ambigua e contraddittoria si concentra un bel documentario di osservazione, San Damiano, proiezione speciale della 19a Festa del Cinema di Roma, diretto da i due filmmaker Gregorio Sassoli (anche produttore) e Alejandro Cifuentes che spiegano il titolo provocatorio: «Damiano è santo perché in lui arde una luce costante, una tenacia che lo spinge a sognare e a creare, anche quando la vita lo ha portato sulla strada, dentro la cella di un carcere, o dentro le mura di un ospedale psichiatrico in Polonia».

Un incontro, quello dei cineasti con Damian, nato per caso spiegano durante «un anno di volontariato in cui distribuivamo pasti ai senzatetto con la comunità di Sant'Egidio, una sera, spinti dal desiderio di conoscere più a fondo questa realtà, abbiamo deciso di trascorrere una notte a Termini. Poco prima di coricarci si avvicina un giovane polacco con una curiosa inflessione calabrese, Damian». Così, dopo due anni di frequentazione della stazione Termini e un anno interamente dedicato alle riprese, Sassoli e Cifuentes possono dire di essersi addentrati «in modo profondo nel mondo dei senzatetto che popolano i dintorni della stazione. All'inizio, l'approccio di alcuni era segnato da diffidenza, addirittura alcune bottiglie sono volate nella nostra direzione. Tuttavia, con il passare del tempo, questi gesti ostili si sono trasformati in abbracci calorosi».

Ne è venuto così fuori un documentario, nudo e crudo, in cui lo sguardo dei registi non è

mai giudicante ma di osservazione su un gruppo di esseri umani uniti sì da una certa tendenza all'autodistruzione, indotta anche, ad esempio, dal consumo dell'alcol sempre presente, ma anche da inaspettate forme d'amore.

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