"Nucleare? Gli intervistati dicono sì"

Giovane, istruito, di destra: il 51,7% boccia i combustibili fossili e apre ai reattori

"Nucleare? Gli intervistati dicono sì"
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Il tema energia è uscito dai tavoli tecnici e ha trovato un posto alla nostra tavola. Alzi la mano chi riesce a dimenticarsi del caro bollette quando ascolta un telegiornale o quando controlla l'addebito sul conto corrente. Dalle famiglie ai governi, l'approvvigionamento energetico merita di essere discusso. Ci ha pensato il periodico milanese «WikiMilano» dedicando il nuovo numero all'energia. A sorpresa si scopre che gli italiani hanno cambiato parere sul nucleare. Un sondaggio svolto dal professor Renato Mannheimer per Osservatorio Metropolitano mostra l'inversione di tendenza rispetto al passato: più della metà degli intervistati, il 51,7% si è detto favorevole, il 32% si dichiara «molto favorevole» e solo il 18% è «convintamente contrario». L'indagine delinea anche il ritratto di chi è propenso a convivere con i reattori nucleari: maschio, under 35, di orientamento centrodestra e con un buon grado di istruzione. «La tecnologia ha fatto passi da gigante commenta Bruno Dapei fondatore di WikiMilano e responsabile dell'Osservatorio metropolitano A differenza del passato, oggi si progettano centrali di dimensioni ridotte e vi sono maggiori livelli di sicurezza. Il nostro modo di produrre energia va ripensato: le rinnovabili, assai incentivate, non si sono rivelate risolutive».

Il Paese affrontò il tema dell'energia nucleare con due referendum abrogativi, nel 1987 e nel 2011. In entrambi i casi, l'80% e il 94% degli italiani, bocciò gli impianti di produzione: il disastro di Chernobyl (aprile 1986) segnò profondamente l'opinione pubblica. Da lì si chiusero le quattro centrali di Latina, Garigliano, Caorso e Trino Vercellese. Nel 2008 il governo Berlusconi rilanciò un piano di ritorno al nucleare, ma l'esplosione di Fukushima del 2011 rafforzò nuovamente il partito dei contrari. «Questa volta la maggioranza, sia pur un po' risicata (51,7%) si dichiara in qualche modo favorevole alla possibile produzione in Italia di energia nucleare - spiega Mannheimer - E questo per diminuire la quantità di energia prodotta con combustibili fossili di tipo tradizionale». Anche il secondo quesito che si concentra sulle nuove tecnologie dell'energia nucleare cosiddetta «leggera» per la quale la costruzione di impianti è assai più semplice e più sicura, vede il 23% del campione «molto favorevole» all'ipotesi e il 34% «abbastanza favorevole» con un totale di favorevoli che arriva al 57% mentre il resto si divide tra chi è «poco favorevole» (17%), chi lo è «per niente» (13%) e chi «non sa» (13%).

Un quadro con diverse sfumature: «Si riscontra una differenza di genere. I maschi risultano più propensi (61,7%) all'introduzione del nucleare di quanto non lo siano le donne (41,9%). E poi, ancora più considerevole, la differenza di età: i giovani fino a 35 anni appaiono più favorevoli (62,7%) dei meno giovani. Ancora, diverse opinioni in relazione al titolo di studio: chi possiede un livello di istruzione più elevato è più favorevole (56,5%) rispetto a chi ne ha invece uno più basso (43,7%).

Appaiono più convinti della necessità di introdurre il nucleare i liberi professionisti e i dirigenti: tra questi ultimi il tasso di favore raggiunge infatti quasi il 70%. Assai meno convinte risultano le casalinghe (34,4%), tra le quali si ritrova tuttavia un numero di risposte non so particolarmente alto (32,5%) ha aggiunto Mannheimer.

Che conclude: «Gli elettori del centrodestra appaiono più propensi ad accettare il nucleare: da chi vota per Fratelli d'Italia (72,6%), seguiti da quelli per Forza Italia (60,6%) e, infine, dagli elettori della Lega (56,2%). Ma ancora più convinti appaiono gli elettori per il cosiddetto Terzo Polo: qui si raggiunge la quasi totalità (88,6%) di favorevoli al nucleare, con solo poco più del 10% di contrari».

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