Gian Micalessin
Cinque Grandi per ora non cavano un ragno dal buco. E un compromesso non sembra né facile né imminente. Dunque il Consiglio di sicurezza dellOnu rinuncia a pronunciarsi sul nucleare iraniano e rinvia a data da determinarsi la riunione prevista per ieri sera: da quelle ore la parola più pronunciata nella babele di lingue del Palazzo di Vetro è fallimento. Neppure la proposta franco-britannica, una proposta assolutamente riduttiva rispetto alle richieste di sanzioni avanzate inizialmente dagli Stati Uniti, riesce a far breccia nel muro di ostruzionismo sollevato da Cina e Russia.
Lultimo tentativo di mettere daccordo Washington, Parigi, Londra da una parte e Mosca e Pechino dallaltra risale a lunedì sera. Lappuntamento - esteso anche a un rappresentante tedesco, in virtù del ruolo di Berlino nel negoziato con Teheran - era presso la missione britannica alle Nazioni Unite. Ma dopo quattro ore di discussioni i delegati occidentali hanno alzato bandiera bianca. Così in mancanza di qualsiasi intesa con due Paesi detentori del diritto di veto è saltata anche la riunione plenaria del Consiglio convocata per ieri sera.
La proposta franco-tedesca, al centro delle infinite discussioni, non contiene alcuna minaccia di sanzioni, ma soltanto un ultimatum di 15 giorni. Durante quelle due settimane Teheran deve decidere se metter fine a qualsiasi attività legata allarricchimento delluranio o se, invece, continuare a sfidare il Consiglio di sicurezza. Neppure questofferta soddisfa Pechino e Mosca. I due partner commerciali di Teheran, per quanto ufficialmente concordi sulla necessità di frenare le attività nucleari della Repubblica islamica, contestano lultimatum di sole due settimane e propongono un termine più ampio.
Secondo Wang Guangya, inviato cinese allOnu, quattro-sei settimane sono il minimo per adempiere alle richieste dellAgenzia internazionale per lenergia atomica. Ma da quel riferimento allAiea traspare anche lobbiettivo di sottrarre al Consiglio di sicurezza dellOnu qualsiasi decisione sul nucleare iraniano riportando il dossier allAiea.
«I colloqui sono molto difficili», ammette un diplomatico occidentale. La proposta franco britannica rappresenta per Stati Uniti ed Europa il primo passo verso una strategia a lungo termine capace di mettere Teheran con le spalle al muro. In fondo a quel percorso vi è - benché nessuno per ora lo ammetta - la minaccia di un intervento armato. Ma oggi tutti, Washington compresa, dicono di voler continuare sulla strada dei negoziati. Per ricominciare le trattative sotto il patrocinio dellAiea, Teheran deve però congelare le sue attività nucleari.
«Siamo sulla strada giusta, ci vorranno altri incontri e ancora un po di tempo, ma vale la pena provarci perché la dichiarazione finale rappresenterà un chiaro messaggio di tutta la comunità internazionale», ha dichiarato dopo linconcludente seduta di lunedì il sottosegretario americano Nicholas Burns. Il rappresentante britannico John Sawers ha negato le voci secondo cui la proposta britannica conterrebbe offerte dincentivi economici allIran: «Non esiste alcuna proposta del genere», ha detto.
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