La nuova «femme fatale» seduce con i vecchi pizzi

Milano moda, tornano merletti e trasparenze. E Prada rilancia la sensualità della pelle nuda

da Milano

Togliere la polvere al pizzo è la «mission impossible» che Prada ha felicemente compiuto per il prossimo inverno. Creare abiti moderni col più antico e prezioso dei materiali femminili era davvero difficile perché le donne vestite di trine evocano sempre l’immagine della bambola sul letto in uno stucchevole trionfo di pizzi e falpalà. Invece la sua ieratica femme fatale che non sorride mai e si diverte a ingannare lo sguardo con una specie di tutina color carne per sembrare nuda, aveva il carattere della novità. «Le donne adorano il pizzo, lo usano in tutti i momenti speciali della vita: dal battesimo al matrimonio fino all'abito da vedova», dice la grande signora del made in Italy poco prima di mandare in passerella divine creature vestite di semplici tubini, rigorosi tailleur, gonne dritte fermate in vita da una cintura-gonnellino che cambia radicalmente le proporzioni e giacche-cardigan troppo belle per essere nascoste sotto al paltò. Il tutto nei costosissimi pizzi tipo guipur o macramè realizzati su ordinazione in Svizzera («Ne abbiamo consumati dei chilometri - confessa Miuccia - i produttori sono sconvolti perché in genere vendono pochi metri per volta alle maison d'alta moda») con una serie di precisi colori che vanno dal nero notte al beige, dall'arancio vivo all’azzurrino. Le modelle avevano tutte una specie di retina in pelle che raccoglieva i capelli nel classico chignon e una serie di accessori speciali: dalle eccentriche scarpe coi volant alle borsette a loro volta fasciate nel pizzo. Il risultato era una donna bella e pericolosa, femminile ma mai leziosa. Anche i giovani designer in passerella ieri a Milano hanno lavorato sullo stesso concetto: aggiungere per togliere, trovare il nuovo nella vecchia figura della femme fatale. Il duo stilistico composto da Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi che insieme firma il marchio 6267, ha ricamato in jais e cerchi di corno nero un fulminante tubino di breitshwanz nei tipici grafismi secessionisti di Joseph Hoffman. Come se questo non bastasse nei volumi stretti davanti e ricchissimi dietro c'era qualcosa del dinamismo di Duchamp fino ad approdare alle ballerine di Degas in un'ironica versione carillon nelle corte gonnelline nel pallido ed elusivo punto di rosa. Meno ricca ma assolutamente perfetta quella creata da Albino, secondo premio al concorso Who's on Next che ha lanciato 6267 nel firmamento dei nomi da notare. «Mi sono ispirato alle protagoniste dei fumetti noir italiani come Eva Kant, amatissima compagna di Diabolik», spiega nel backstage davanti a superbi modelli come un trench senza maniche con giochi di volant sulle spalle e un indimenticabile vestito in taffettas laminato effetto carrozzeria. C'erano fiocchi perfino sugli stivaletti a tronchetto e ruche come se piovesse, ma tutto aveva il sapore del rigore industriale. Perfino il rosa che è lezioso per definizione diventa più moderno e incisivo nell'adorabile giacca a vento da sera di Blumarine con le cuciture sottolineate da file di piccoli cristalli.
Cristina Ortiz esordisce sulla passerella di Ferragamo con un'immagine di donna che gronda lusso da tutte le parti. L'idea vincente è utilizzare i pezzi di culto delle calzature che hanno fatto la fortuna della maison (per esempio il cosiddetto «sandalo invisibile» creato dal grande Salvatore nel '47) come dettagli dei nuovi abiti da sera. Moschino ironizza sullo stile militare e mette cavallucci marini o paperelle al posto delle mostrine.

L’immagine finale ricorda Sergent Pepper, l'indimenticabile disco dei Beatles con la copertina più misteriosa della musica moderna. Da Moschino l'annuncio del lancio di una nuova linea di jeans con l'immagine curata da Lapo Elkann.

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