Per la «Nuova stagione» Veltroni ricicla se stesso

Per la «Nuova stagione» Veltroni ricicla se stesso

da Milano

È uscito il nuovo libro di Veltroni. Walter torna a cimentarsi con un saggio. Trent’anni fa, aveva esordito su Pci e questione giovanile. Oggi «La nuova stagione» è sul Pd, sulla sinistra, sull’Italia. Insomma, oggi come allora, su se stesso.
Dunque ci siamo affrettati a procurarci il prezioso volume edito da Rizzoli. E quando l’abbiamo avuto tra le mani, accarezzata a dovere l’elegante (e molto riformista) copertina arancione, non abbiamo rimandato la lettura di un minuto. La prima frase, poi, è tutta un programma: «Con la nascita del Pd, il prossimo 14 ottobre, può finalmente cominciare, anche per la politica italiana, il ventunesimo secolo». E come fai a non divorarlo, un libro così?
Un breve excursus storico sull’evoluzione del sistema politico italiano fa da overture alla sinfonia veltroniana. Eccola: «Il Pd, un partito a vocazione maggioritaria». Ci tuffiamo in questo capitolo, ma tra «modello a rete» e «discontinuità profonda» ci assale un dubbio: queste parole non le abbiamo già lette da qualche parte? Ma no, figurati, è solo una suggestione. Procediamo. Qualche riga più sotto, un altro indizio: la definizione delle primarie come «un vero e proprio big bang democratico... ». Sarà mica un déjà vu? Rifiutiamo il sospetto finché il dubbio si rifà sotto prepotente, quando Veltroni evoca «forme più innovative di contatto telematico».
Tre indizi fanno una prova, manca solo la pistola fumante. Sospendiamo la lettura e ci fiondiamo su Google. Digitiamo «Veltroni big bang democratico», la ricerca ci indirizza sul sito di Repubblica e in due secondi sveliamo l’arcano. Ecco dove avevamo già letto tutto: sul quotidiano progressista il 24 agosto. «Vocazione maggioritaria», «modello a rete» e via veltronando.
Un po’ delusi, ma non meno curiosi, passiamo al secondo capitolo. Quello centrale che dà il nome al volume. Novanta pagine. «Fare un’Italia nuova. È questa la ragione, la missione, il senso del Pd». Questa volta non abbiamo dubbi: è il testo del discorso al Lingotto di Torino, quello con cui si è candidato a leader del Pd. Il manifesto, la discesa in campo.
Lo conosciamo, è su internet in tutte le salse. E lo saltiamo. Anche perché resta l’ultimo capitolo e da quello ci aspettiamo il botto. Il titolo è ambizioso: «Un decalogo per una democrazia che decida». Superare il bicameralismo, ridurre i parlamentari, riformare la legge elettorale. Niente di nuovo, ma diffidiamo della prima impressione di aver già letto: normale, sulle riforme istituzionali tutti dicono le stesse cose. Così concludiamo la lettura, ma l’ultima parola - una citazione di Calamandrei - ci fa rizzare le orecchie. Il sito di Google è ancora aperto e, per toglierci lo sfizio, digitiamo «Veltroni decalogo democrazia». Oplà: la prima segnalazione ci porta sul sito del Corriere della sera. E qui ritroviamo, parola per parola, il decalogo. Pubblicato in prima pagina dal giornale di via Solferino il 24 luglio.
Il libro è finito. Accarrezziamo ancora la copertina arancione e pensiamo ai dieci euro di prezzo. Al netto del brano sul Pd «a vocazione maggioritaria», del testo del discorso di Torino e del decalogo, di inedito restano venti pagine scarse. Righe strette, interlinea larga. Roba da volantino di sezione che si scrive in mezz’ora. Il resto è un copia-e-incolla da internet. Basta un giro sui siti repubblica.it, corriere.it e ulivo.it e il libro è fatto. Gratis.

Resta la copertina arancione, bel riempitivo per la libreria in salotto. Ma soprattutto resta una domanda: non sarà che anche Veltroni, come il suo libro, è un leader copia-e-incolla?
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it

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