Nuovo duello Pdl-Lega dalla Brianza all’Ue: «Basta con gli slogan» «Uscite dal Palazzo»

Alleati di ferro o nemici «per la pelle»? Si parla di nuove regole per l’etichettatura tessile, varate ieri dal Parlamento europeo, e si riaccende la miccia tra Pdl e Lega, nonostante l’acqua sul fuoco versata dai big Berlusconi e Bossi dopo il duello sulla Libia dei giorni scorsi. Eppure lo scontro andato in scena a Strasburgo va oltre la «normale dialettica alla vigilia delle urne» evocata dal Cavaliere in versione pompiere.
«Basta chiacchiere e slogan elettorali, la Lega sia concreta. Come noi nel Pdl siamo per i risultati che contano», punta l’indice in aula la giovanissima eurodeputata Lara Comi rivolgendosi a un esitante Claudio Morganti. «Non c’è motivo di sparare sempre contro l’Unione. Votando contro la proposta di regolamento sul “Made in” il Carroccio dice no alla semplificazione delle procedure, allo studio sulla tracciabilità e all’indicazione d’origine dei pellami». Niente da fare, ai leghisti l’accordo bipartisan - condiviso in seconda lettura pure da Pd e Idv - non piace perché contrasta con la legge tutta nostrana Reguzzoni-Versace.
Scontro global ma soprattutto local, visto che nel mirino c’è il compagno di banco leghista Matteo Salvini «pur essendo relatore per il gruppo Efd non è mai stato presente negli ultimi due anni del negoziato», affonda la Comi mentre il capodelegazione Pdl-Ppe Mario Mauro è ancora più diretto: «Non è di buon auspicio che chi aspira ad essere vicesindaco di Milano si caratterizzi per l’approssimazione e l’assenteismo nelle istituzioni». Stilettata per nulla estemporanea, fanno sapere i pidiellini europei, «parliamo a nome di tutto il Pdl». Infatti è in arrivo da Roma la nota ufficiale del partito firmata dal ministro Romani.
Accusato dai colleghi di maggioranza di vantare basse percentuali di attivismo tra i banchi di Bruxelles, Salvini replica «ad alcuni amici del Pdl un po’ nervosi, che misurano l’impegno politico e i risultati ottenuti più sulla quantità che sulla qualità» invitandoli a «passare meno tempo in ufficio e più tempo nelle fabbriche e tra la gente. A loro ricordo che l’avversario della Moratti a Milano non sono io ma Pisapia», ironizza.
Sotto le pellicce, ecco messi a nudo gli attriti e gli opportunismi quando sul famoso «territorio» bisogna conquistarsi posti di comando. Con la Lega che continua a smarcarsi: su 660 Comuni al voto, in ben 150 la macchina del Carroccio si muove in solitaria. Il triangolo delle Bermuda padane è quello tra Gallarate (Giovanna Bianchi Clerici candidata contro il Pdl e per giunta alleata col Fli), Rho (il 33enne Fabrizio Cecchetti, già consigliere regionale lombardo, contro tutti) e Desio (c’era «l’Umberto» in persona a spingere Silvio Arienti nella sfida a Tiziano Garbo, sostenuto da azzurri e centristi).

Varesotto e Brianza, profondo nord dei distretti, quell’Italia che tra mobilifici e tessile non smette mai di lavôrà», direbbe il Senatùr. Mentre la coppia al governo del Paese, in patria e fuori, ultimamente non smette di fare baruffa.

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