Un nuovo rapporto col sindacato senza la paura Cgil

La giunta di Viale dell'Astronomia ha approvato squadra e programma di Emma Marcegaglia con 103 sì (compreso il past president Antonio D'Amato) su 105 votanti. Molto netto il discorso programmatico della Marcegaglia: dialogo con il governo, apertura su due temi rilevantissimi (federalismo fiscale e tavolo per Alitalia), invito ai sindacati a non eludere la riforma degli assetti contrattuali.
Marcegaglia ha detto, anche in questo caso in sintonia con la nuova maggioranza parlamentare, di non volere in alcun modo contrapposizioni con il sindacato. Ma vi sono nodi ineludibili su cui non si accetteranno veti. D'altra parte anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni è in sintonia con questa impostazione e qualche apertura, distinguendosi dalle follie cofferatiane del 2001, viene da Guglielmo Epifani, che guida però una Cgil in evidente stato di sbandamento.
Dietro la larghissima convergenza, non manca qualche bilancio. Quattro anni fa la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo prese il via dopo il secondo contratto «separato» dei metalmeccanici, firmato da Fim Cisl e da Uilm ma non da Fiom Cgil. La «nuova linea montezemoliana» partì dalla critica a quel contratto, dichiarando di non volere mai più intese senza la Cgil. Gli uomini di punta montezemoliani, da Andrea Pininfarina, vicepresidente, a Massimo Calearo capo di Federmeccanica, a Matteo Colaninno, leader dei giovani, erano industriali meccanici che guidarono in questo senso la revisione della linea damatiana.
La nuova giunta viene nominata oggi, il giorno dopo che alla Fiat e alla Ferrari si firmano accordi separati con Fim Cisl e Uilm sui turni. È il fallimento di una linea. Come ha detto Sergio Marchionne, l'ultimo contratto dei metalmeccanici, nonostante un buon aumento salariale (assolutamente indispensabile), non ha messo le basi per seri incrementi di produttività per cui negli ultimi tempi su 34mila assunti alla Fiat, solo seimila sono in Italia.
E così, mentre molti «meccanici» sconfitti - da Calearo a Colaninno jr - si buttano in politica con Walter Veltroni, nella lista della «nuova squadra» si nota come due regioni strategiche, Veneto e Piemonte, sono rappresentate - invece che da meccanici come prima - da Antonio Costato di Rovigo (presidente della Grande Molini, giovane industriale, colto, con la delega strategica già di Marcegaglia, all'energia) e dal tessile Paolo Zegna: due glorie di quel made in Italy che ha rifatto miracoli nell'export.
Tra poche riconferme e tante new entry spicca il nome di Paolo Scaroni, Eni, con la delega per le dinamiche dei nuovi scenari mondiali.
Vicepresidente di peso sarà il bresciano Aldo Bonomi, molto critico sulla gestione di Montezemolo. Assai significativa la riconferma di Alberto Bombassei, l'uomo più vicino al Lingotto, a cui è stato rinnovato l'incarico alle fondamentali «relazioni industriali».
Tra i diversi «incarichi speciali», Samuele Gattegno (Alcatel) avrà una delega politicamente innovativa e rilevante: alla sicurezza. Diana Bracco, assumendo la delega su «ricerca e innovazione» (non diventerà vicepresidente per non dover lasciare Assolombarda) testimonia il suo legame particolarmente stretto con la neopresidente mantovana.

A proposito di donne, vicepresidente per il Sud, è la campana Cristina Coppola. E, probabilmente, una donna, la tosta Federica Guidi andrà a guidare i giovani industriali, anche perché il rivale, Cleto Sagripanti, è considerato in troppa continuità con l'uscente (e scappante) Colaninno.

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