"Nuovo San Siro? Molto verde e rispetta il Meazza"

L'assessore Tancredi respinge le critiche. E sulle indagini: "Siamo sereni"

"Nuovo San Siro? Molto verde e rispetta il Meazza"
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Il doppio faro acceso sul dossier San Siro, dalla Procura e dalla Corte dei Conti, non preoccupa l'assessore milanese alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi. «Siamo sereni» ha assicurato ieri, «a noi risultano atti dovuti» legati a un esposto. Anche se i magistrati contabili avrebbero avviato approfondimenti già un paio di mesi fa, anche sul rispetto della convenzione in atto tra Comune e società Mi-I Stadium, la partecipata di Milan e Inter, sulla gestione del Meazza. L'esposto contesta il prezzo, 197 milioni per la vendita dello stadio e delle aree intorno. Tancredi ribadisce che «è stato fissato dall'Agenzia delle Entrate, un ente terzo competente e autorevole». Il Comune ha lanciato lunedì il bando aperto fino al 30 aprile e Milan e Inter hanno già depositato l'offerta. Il «DocFap», il documento di fattibilità presentato dai club e allegato al bando (nella foto, un rendering) ha già scatenato le ire del fronte ambientalista. Tra i consiglieri di maggioranza, il verde Carlo Monguzzi e Enrico Fedrighini del gruppo misto minacciano già le barricate. L'assessore Tancredi difende l'impronta green del progetto e quel che resta del Meazza. «Il progetto rispetta e addirittura supera la richiesta di destinare a verde il 50% dell'area, c'è molto verde e i volumi esterni sembrano contenuti - commenta -, soprattutto sono state molto ridotte le parti commerciali, ce lo avevano preannunciato. La parte esterna allo stadio è sostanzialmente un parco, il verde è senz'altro uno dei tratti distintivi di questo progetto. Poi adesso partiremo con il percorso istruttorio». Condivide anche la proposta di rifunzionalizzazione del Meazza: il piano prevede la totale rimozione della copertura, del primo e terzo anello e di parte del secondo. «Penso sia in linea con quella che era l'idea della sovrintendenza - spiega -. Secondo me rispetta il valore del sito, è una testimonianza della parte più interessante, quella delle rampe del secondo anello realizzate negli anni Sessanta. É chiaro che se vogliamo un'area a parco non si possono tenere in piedi due stadi. Mi sembra un progetto equilibrato».

Monguzzi contesta: «Il grande parco? Bisogna disasfaltare tutto e poi ci vorranno decine di anni

prima che il nuovo verde diventi un minimo fertile. Ora invece il parco c'è, ma verrà asfaltato. E la Scala del calcio, semidistrutta, diventerà un centro commerciale, alla faccia della conservazione dell'impronta iconica».

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