Un’oasi shakespeariana a Villa Borghese

Ariela Piattelli

Il teatro di William Shakespeare era fatto di gesti e parole. Ai tempi del drammaturgo inglese, il teatro, come spazio fisico, offriva alle compagnie un palco di legno alla luce del giorno, senza scenografie. Sembrano lontane le atmosfere in cui si svolgevano gli spettacoli d’epoca elisabettiana, eppure il teatro di Shakespeare sarà il protagonista assoluto al «Silvano Toti-Globe Theatre» (Villa Borghese) per la stagione estiva che partirà il 6 luglio. «Prima di iniziare questa impresa del Globe Theatre - dice il direttore artistico Gigi Proietti - credevo che la gente non fosse poi così interessata a fare teatro. Invece ho dovuto ricredermi perché abbiamo avuto fino ad oggi una straordinaria partecipazione. Anche per questa stagione andranno in scena compagnie giovani che vogliono fare teatro: porteranno sul palco il teatro di Shakespeare, fatto di gesti e parole. Una novità è che la maggior parte delle opere che saranno rappresentate sono commedie, con un’incursione nel teatro di Goldoni».
Si inizia quindi con la commedia, La dodicesima notte (regia di Riccardo Cavallo), che affronta uno tra i temi più cari a Shakespeare, quello dell’ambiguità delle apparenze. Ma per Shakespeare il gioco del travestimento e dell’inganno andava oltre al puro intrattenimento e diveniva un mezzo per dimostrare che «nulla di ciò che è così, è così», per riflettere sull’amarezza e l’ironia della vita attraverso la metafora o il paradosso. Dalla commedia si passa alla tragedia. Dopo l’incursione nel teatro italiano, con La Locandiera di Carlo Goldoni (diretta da Francesco Sala, dal 21 luglio) il 9 agosto debutta Otello (regia di Veronica Gentili e Roberto Pappalardo), dramma sempre attuale che vede lo scontro tra l'eroe romantico Otello, timido e generoso e Iago, prototipo dell’uomo moderno, acuto e razionale. Dal 16 agosto andrà in scena La tempesta (diretta da Giuseppe Di Pasquale e tradotta anche da Andrea Camilleri), la penultima opera di Shakespeare (l’ultima è Enrico VIII) che segnò il suo addio alla scena come attore: è l’unico dramma shakespeariano in cui vengono rispettate le famose «tre unità» e sembra che Shakespeare avesse voluto dimostrare ai critici dell’epoca, proprio ne La tempesta, di essere in grado «di rispettare le regole». Poi una preziosa occasione dal 22 agosto, quella assistere alla celeberrima tragedia shakespeariana Riccardo III (per la regia di Filippo Dini) proprio nell’atmosfera del Globe Theatre simile a quello originario (pare che lo stesso Al Pacino prima di dirigere la trasposizione cinematografica della tragedia non abbia potuto fare a meno di andare ad ispirarsi al Globe Theatre di Londra). Chiuderanno la stagione due commedie: Molto rumore per nulla (dal primo settembre, per la regia di Loredana Scaramella) e Pene d’amor perdute (dal 19 settembre, diretta da Francesco Manetti).

Intanto segnaliamo al Globe Theatre due assaggi di stagione: questa sera Il processo a Darwin (un vero e proprio processo dove il pubblico vestirà i panni di una severa giuria) e «Carmen, se io t’amo attento a te» (28 giugno) tratta dalla Carmen di Bizet. Info: 06.549021.

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