Occhiali, il made in Italy vede la ripresa grazie all'export

Si è aperto a Milano il Mido, salone di riferimento del settore. Fra le novità di tendenza le montature in legno, quelle da nerd, quelle stile burleque anni Cinquanta e quelle in corno di bisonte

Montature di legno, soprattutto tek e ciliegio, con lavorazioni artigianali per forme un po' vintage e prezzi ancora tutt'altro che popolari, occhiali di osso e di osso e bambù per tutte le tasche e ma anche montature di carta riciclata da giornali o fumetti giapponesi. L'ecologicamente corretto, insomma, diventa occasione per proporre un'eleganza chic è senz'altro una delle tendenze più forti nel mondo dell'occhialeria, secondo le indicazioni che vengono dal Mido, rassegna di riferimento del settore che ha aperto oggi i battenti a Fieramilano.
Nei padiglioni di Rho-Pero, fino a domenica, saranno oltre 1.100 gli espositori che metteranno in vetrina le ultime novità in fatto di collezioni, lenti, accessori, materiali e macchinari con importanti ritorni e con un aumento del 5% nella superficie espositiva, dopo che nelle ultime due edizioni la rassegna aveva subito gli effetti della crisi.
Si diceva del legno, che era stata una delle grandi novità del Mido edizione 2010. Con i maestri artigiani tedeschi e austriaci che si facevano concorrenza sul fronte della qualità e della leggerezza (eravamo sui 10/11 grammi) ma non su quello dei prezzi, che erano abbondantemente al di sopra dei 500 euro. Quest'anno, complice anche l'arrivo sul mercato di nuovi e bravi produttori, i prezzi si sono un po' abbassati e ora oscillano fra i 400 e 480 euro.
Una menzione la merita, non fosse altro che per il brevetto mondiale degli occhiali in legno e alluminio (sette strati del primo e due, invisibili, del secondo) senza cerniere e senza viti, la collezione W-eye della azienda goriziana Ma-Wood presente per la prima volta al Mido: dieci modelli del peso di 10 grammi disponibili in nove essenze (dal noce al mogano passando passando per l'acero e ebano) e otto colorazioni naturali. Tutti rifiniti a mano.
Ma nel caleidoscopico universo di proposte elaborate dalle grandi griffe della moda e aziende si possono individuare altri trend: a cominciare dalle misure, con occhiali sfacciati e di grandi dimensioni, modelli stile burlesque ispirati agli anni Cinquanta e a forma di occhi di gatto, in rosso e nero come quelli di una Dita Von Teese. Occhiali esagerati, insomma, nelle forme e nei colori, che si presentano fluorescenti, arancio, rosa e anche con enormi lenti a specchio.
Accanto all'esplosione cromatica, resiste e si consolida lo stile un po' da intellettuale, o da nerd. E quindi spazio a occhiali da vista con montature spesse o modelli «brow line», che raddoppiano l'arco sopraccigliare con la montatura copre la lente solo nella parte superiore, dando un'aria più concentrata allo sguardo. E in questo segmento il corno di bisonte, con i suoi colori che vanno dal nero al beige, conquista spazio a scapito dei soliti materiali. Mentre l'ormai classica forma rettangolare continua a cedere spazio, anche nelle produzioni più tradizionali come quella cinese e quella coreana, a montature un po' più morbide.
Quanto ai numeri, il mercato europeo torna a crescere. Nei dodici mesi appena passati il valore del settore (occhiali da sole, montature, lenti oftalmiche, lenti a contatto e liquidi per lenti) ha sfiorato i 21 miliardi di euro, in crescita dello 0,8 per cento rispetto all'anno precedente. Trainano la crescita Germania (+3 per cento) e Francia (+2,1). Al contrario Spagna (-4,8 per cento rispetto a un 2009 già fortemente negativo) e Italia (-0,5 per cento) mostrano una tendenza negativa. In linea con la media europea il mercato in Gran Bretagna (+0,8 per cento). È quanto emerge da un'indagine di GfK Retail and Technology Italia, che sottolinea come gli andamenti rilevati «evidenziano una correlazione con l'andamento del Pil nei cinque Paesi presi in esame».
E anche sull'occhialeria made in Italy comincia a soffiare il vento della ripresa: nel 2010, infatti, secondo i dati dell'Anfao, l'associazione confindustriale del settore, la produzione è risalita dell'8,7% rispetto all'anno precedente e si è attestata su un valore di quasi due miliardi e mezzo di euro. Come in altri comparti della moda e del design, è l'export a trainare, con un crescita pari al 17,3% che lo ha portato a 2,2 miliardi. Crescono parallelamente anche le importazioni, del 16,4%, ma la bilancia commerciale chiude comunque in attivo con un saldo di 1,4 miliardi. A fare da contraltare, un mercato interno stagnante, che ha registrato nel periodo in questione una flessione del 2,5%. Per quanto riguarda i principali Paesi di sbocco, l'area di riferimento si conferma l'Europa, che assorbe il 51,5% dell'export e che cresce del 10%. Recuperi importanti si sono poi registrati negli Usa, in Estremo Oriente e in Sudamerica. Per il 2011 i primi segnali sono all'insegna dell'ottimismo.

«Con questi trend - dice il presidente di Anfao e di Mido, Vittorio Tabacchi - arriveremo alla fine dell'anno sui livelli ante crisi». Già nel primo trimestre la crescita dell'export è stata confermata con una previsione del +15%.

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