"Oggi ai giovani artisti manca il pubblico e quindi l'ispirazione"

Se è c'è una ribelle rimasta ribelle è Donatella Rettore in arte Rettore. Per gli amici è Dada, per tutti gli altri è l'artista che ha sempre detto ciò che pensava, costi quel che costi

"Oggi ai giovani artisti manca il pubblico e quindi l'ispirazione"
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Rettore, il suo dubbio più grande?

«È su che cosa voglio fare da grande».

Nella serata delle cover canta la sua Lamette con i La Sad.

«Il loro pezzo in gara si intitola Autodistruttivo e Lamette rientra perfettamente in quel discorso e nella loro età giovanissima».

E come?

«La mia è una canzone sul disagio degli adolescenti».

«Dammi una lametta che mi taglio le vene». È uscita nel 1982.

«E la situazione non mi sembra migliorata, anzi. Fino a poco tempo fa gli adolescenti erano tanti e si ritrovavano insieme, condividevano la loro vita. Ora sono da soli».

Se è c'è una ribelle rimasta ribelle è Donatella Rettore in arte Rettore. Per gli amici è Dada, per tutti gli altri è l'artista che ha sempre detto ciò che pensava, costi quel che costi. «Quando mia mamma era in travaglio, pioveva a dirotto. Appena sono nata, il cielo è diventato sereno, io sono un tuono». Stasera sarà sul palco dell'Ariston con i La Sad e vedrete quanta differenza tra chi ha fatto la storia e chi tenta di iniziare a farla. Non erano manco nati, i La Sad, quando questa donna alta e senza compromessi, figlia di un'attrice goldoniana, faceva successo all'estero prima che in Italia e poi a fine Settanta mescolò glam e punk e pop cantando Splendido splendente e ricevendo tre pezzi da Elton John «ma lui ed io non ci siamo mai frequentati, sempre meglio non frequentare i propri idoli». La nascita di un'icona che, almeno a giudicare dal seguito anche social, non ha ancora smesso di brillare.

Tra l'altro piace anche alla Generazione Z.

«Mi piace collaborare con i giovani artisti, mi sento un po' la loro mamma».

Qui a Sanremo si è già esibita in gara con Ditonellapiaga.

«Una brava ragazza molto preparata che non ti fa sentire di avere 40 anni in meno. Ma prima ero venuta ospite de La Rappresentante di Lista. A loro ho portato anche fortuna».

Che cosa manca ai giovanissimi aspiranti artisti?

«Domanda fondamentale. A loro manca il pubblico».

Quale pubblico?

«Manca il pubblico, il pubblico che ascolta, che legge i testi, che applaude, che fischia. Il pubblico non è quello dei social, che sta dietro una tastiera, dietro un telefonino. E quando manca il pubblico manca anche l'ispirazione».

I social.

«Vanno gestiti, altrimenti diventano una piaga. Bisognerà mostrare la carta d'identità prima di usare i social, bisognerà metterci davvero la faccia. E poi basta con questo politically correct».

Come sta Rettore adesso?

«Sono nelle mani di Dio o di chi c'è al suo posto perché qualcuno ci deve pur essere altrimenti qual è il senso di tutto?».

Il suo più grande errore?

«Lasciare una casa discografica per l'altra, la Cgd, in cui c'era il mio idolo Caterina Caselli, con la quale avevo pure duettato, ma con la quale poi ci furono divergenze. Quanto ho pianto!».

Avete fatto pace?

«Non si sa. Non ci siamo mai parlate a quattr'occhi».

Il prossimo disco?

«Dopo dodici anni di attesa, spero presto, prima dell'estate. Altrimenti mi trasferisco in Corsica e buonanotte».

Le piacerebbe fare dei duetti, anzi dei «feat» come si deve dire adesso?

«Con Patty Pravo. Ricordo che mia mamma mi accompagnò a vederla al Watt 69, sarà stato il '69 o il '70. Mi disse: Entra tu, che a me quella non piace».

Mai pensato di ritirarsi?

«Certo che sì. Ma io non sono come Baglioni che lo ha annunciato tre anni prima. Quando mi ritirerò, io non lo dico a nessuno».

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