Da oggi i gazebo in piazza: come aderire alla campagna

La Santanchè: "Lanciamo questa battaglia legale contro chi insulta gli italiani". Al via a Roma e Milano la raccolta di firme contro il canone: finiranno in Senato

Da oggi i gazebo in piazza: come aderire alla campagna

Roma - La già definita «tassa più odiata dagli italiani» diventa ancora più odiosa se diventa «imposta Santoro».
L’appello lanciato dal Giornale «non paghiamo più il canone Rai» sta facendo breccia nel Paese: migliaia di adesioni in redazione, telefonate, mail, fax, lettere di sostegno e tantissime richieste di aiuto: come si fa?

A dare una mano anche l’ex deputata Daniela Santanchè, oggi leader del Movimento per l’Italia. Proprio lei, dopo la battaglia contro il burqa, ha deciso di combattere anche sul fronte canone. Oggi saranno in piazza i suoi gazebo per distribuire i moduli con cui chiedere la disdetta della «tassa Santoro». Da mezzogiorno in poi a Milano, in piazza San Babila; dalle 16, a Roma, in via Cola di Rienzo. Si parte da qui ma non solo: sabato i banchetti del Movimento per l’Italia spunteranno proprio nella città di Santoro, a Salerno, in corso Vittorio Emanuele, per poi estendersi a macchia d’olio nel resto del Paese.

La Santanchè cavalca la protesta della maggioranza silenziosa degli italiani perché, dice al Giornale: «Mi pare sacrosanto che un cittadino voglia spendere i propri soldi per quello che crede e non per sovvenzionare chi sputa in faccia alla maggioranza del Paese».
Giura che i banchetti daranno una mano a chi non se la sente più di sovvenzionare la faziosità a viale Mazzini, ricordando che la documentazione necessaria si trova anche sul sito del suo movimento, www.movimentoperlitalia.it. Nessun timore di essere dipinta come un’istigatrice all’evasione perché «la battaglia è assolutamente legale, trattasi soltanto di una sorta di disobbedienza civile».

L’obiettivo è quello di smuovere le acque, scuotere l’opinione pubblica, racimolare il maggior numero di adesioni possibile e «portare tutto sul tavolo del presidente del Senato, Renato Schifani. La seconda carica dello Stato, a quel punto, dovrà investire immediatamente il Parlamento della questione. Il problema c’è ed è più diffuso di quanto si pensi - afferma la Santanchè - è ora che la politica se ne occupi».

L’ex onorevole, che di recente ha duellato duramente con il vignettista Vauro, si fa interprete e megafono della campagna anti canone perché «è assurdo finanziare la mistificazione, l’insulto e l’oltraggio». Pensa anche ai figli: «Già abbiamo il problema di quello che studiano i nostri ragazzi che, al mattino, imparano la storia su libri di testo partigiani; poi tornano a casa, la sera accendono la tv e chi vedono? Michele Santoro. Bene: io dico che è giunta l’ora di dire basta coi cattivi maestri». Provocatoria e ironica, la Santanchè affonda il colpo sul santorismo: «Faccio una proposta: perché in Rai non trasmettiamo, il giorno successivo ad Annozero, che ne so... Annoduemila? In fondo il titolo mi pare azzeccato: stesso canale, stesso programma, stesso format, stesso orario, stesso modo di condurre. Un show identico a quello di Santoro ma dalla parte del centrodestra. Ci vedrei bene Vittorio Feltri. Be’ - si chiede la Santanchè - che cosa potrebbe succedere il giorno dopo? Le barricate, farebbero le barricate. Altro che manifestazione per la libertà di stampa di sabato prossimo. Ci sarebbe la rivoluzione».

Consapevole che una vera e propria raccolta di firme per chiedere un referendum su cui pronunciarsi sul caso canone non sarebbe possibile perché incostituzionali i quesiti in materia fiscale, la Santanchè chiede che il Parlamento affronti il tema «faziosità» di Annozero: «Le Camere decidano regole ferree. Occorrono norme precise che vietino trasmissioni in cui si calpestano le ragioni dell’avversario, dove delle prostitute si fanno diventare delle star, dove si insulta, dove si fanno vedere delle vignette indecenti. In-de-cen-ti».

Resta in campo il nodo finanziario: senza canone il cavallo di viale Mazzini rischia di crepare. Niente problema, la priorità è che la tv di Stato «torni a essere servizio pubblico, non trasmetta più trasmissioni-vergogna, non consenta più la libertà di uccidere come sta facendo ora e poi si potrà riparlare di canone».

E nessun imbarazzo che a sventolare la bandiera del «basta canone» ci siano pezzi di Lega, di Italia dei valori e Beppe Grillo. Fa spallucce, la Santanchè: «Non m’importa chi sostiene battaglie sacrosante. M’interessa la battaglia in sé».

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