
«Ho firmato 50 pratiche senza voto a Milano»: lo scorso 18 ottobre, Giovanni Oggioni, preoccupato (e intercettato), spiega all'interlocutore di aver sottoscritto numerose convenzioni edilizie che non erano passate in giunta. L'ex dirigente comunale è finito ai domiciliari due giorni fa in una delle molte inchieste della Procura sull'urbanistica. Un aspetto cruciale quello delle convenzioni tra costruttori e dirigenti di Palazzo Marino, per i pm, che contestano come per i progetti immobiliari con determinate caratteristiche sarebbe stato invece necessario un voto del Consiglio o appunto della giunta.
Il focus degli inquirenti: è «emerso, fin dall'indagine sul caso della torre di via Stresa», uno dei primi progetti finiti nel mirino, «che Oggioni, avvalendosi e strumentalizzando il ruolo di Zinna», un altro ex dirigente comunale indagato, «è stato l'ideatore e il sottoscrittore della determina numero 65 del 30 maggio 2018», proprio quella che ha rimosso «l'obbligo del piano attuativo». Piano attuativo che al contrario era necessario, secondo le norme in vigore e secondo la Procura, per grattacieli particolarmente impattanti sul contesto urbano.
D'altra parte lo stesso Oggioni rivendica esplicitamente nel cv di aver plasmato la metropoli in 30 anni di servizio: ho partecipato, scrive, «nel corso degli ultimi decenni al processo di trasformazione della Città di Milano». L'ex funzionario arrestato, stando all'inchiesta, si è dato da fare per «mettere in scacco le indagini» e si sarebbe servito all'interno degli uffici comunali di alcuni «adepti». Avrebbe inoltre sfruttato «le fitte relazioni e il potere di influenza di cui gode, che continua imperterrito ad esercitare ed affinare su dirigenti e funzionari degli uffici del Comune, politici, legali che curano interessi di immobiliaristi», tra cui l'assessore alla Casa, Guido Bardelli.
Dai decreti di perquisizione dell'inchiesta sul dirigente in pensione emerge che la Gdf ha acquisito in Comune le dichiarazioni sui conflitti di interessi di una sessantina tra architetti e ingegneri.
Gli uffici interessati hanno infatti dovuto esibire i documenti sull'assenza di conflitti anche «potenziali» di tutti i membri della Commissione per il paesaggio «dal 2015 in poi». Notificato infine un ordine di esibizione per le posizioni di Oggioni, del suo successore pro tempore Andrea Viaroli, dell'ex dirigente dell'urbanistica Franco Zinna e della funzionaria Carla Barone.
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