da Gerusalemme
Per due settimane Israele e Hamas hanno studiato le mosse, preparato i colpi. Ora passati dieci giorni dalle elezioni palestinesi i due grandi nemici sono pronti alla grande battaglia.
Le prime bordate le spara Khaled Meshaal, capo dell'ufficio politico di Hamas reduce, al Cairo, dal primo, storico incontro con la Lega Araba. «È l'assassino a dover riconoscere la vittima, non il contrario - risponde a chi gli chiede se Hamas riconoscerà lo Stato ebraico -: Israele non ha scelta, deve riconoscerci altrimenti si troverà ad affrontare una situazione di guerra, senza sicurezza e stabilità». L'altro affondo arriva da Gerusalemme, punta al cuore di Stati Uniti e Europa e porta la firma di Mohammad Abu Teir lo sceicco dalla vermiglia barba all'henné trionfatore delle elezioni in Csigiordania. «Non riusciranno a trasformarci in un popolo di mendicanti - dichiara - è bastata una telefonata ad un Paese arabo per ottenere 100 milioni di dollari, tra poco, credetemi, saremo in grado di andare avanti anche senza gli aiuti di Usa e Unione Europea».
La risposta israeliana arriva dalla viva voce di Ehud Olmert. Per render pubblica la strategia messa a punto dopo la vittoria con Hamas e le recenti consultazioni con gli americani il premier utilizza un incontro televisivo. Nella sua prima intervista il premier svela una strategia radicalmente diversa da quella tratteggiata subito dopo l'uscita di scena di Ariel Sharon. Allora Ehud Olmert giurava fedeltà alla linea negoziale della «road map» e s'impegnava a non ricorrere ad altri ritiri unilaterali. Oggi l'unilateralismo ridiventa l'arma principale, l'unico succedaneo all'impossibilità di negoziare con Hamas. Olmert lo spiega sottolineando l'urgenza di tracciare i confini definitivi dello Stato israeliano. Ma per la prima volta quei confini vengono spiegati, elencati, tratteggiati. Israele, secondo Olmert, dovrà mantenere la piena sovranità sul blocco di insediamenti di Ariel, di Gush Etzion e Maaleh Adumim e su tutte le colonie della valle del Giordano. Gli insediamenti di Ariel, incuneati fino a venti chilometri all'interno dei territori palestinesi, occupano tutte le colline che dominano la zona di Nablus. Quelli di Gush Etzion e Maaleh Adumim rappresentano la naturale estensione della Grande Gerusalemme disegnata da Olmert nei suoi dieci anni da sindaco e si estendono sui territori palestinesi intorno alla capitale. Le colonie della valle del Giordano, importanti dal punto di vista agricolo, rappresentano anche una fascia di sicurezza in caso di crisi con il regno ashemita. Con queste acquisizioni territoriali Israele manterrebbe il controllo di circa il 55% della Cisgiordania lasciando al loro posto almeno 185.000 degli attuali 245.000 coloni.
Nell'intervista Olmert sottolinea la necessità di mantenere una chiara maggioranza ebraica all'interno dello Stato dIsraele. Le dichiarazioni di Olmert erano state anticipate dal ministro della Difesa Shaul Mofaz in un'intervista pubblicata ieri dal quotidiano Maariv. «Nei prossimi anni, e intendo un paio d'anni, i confini finali d'Israele dovranno venir definiti - aveva detto Mofaz - e in questi due anni verrà deciso anche il destino di tutte le colonie».
Sul fronte di Gaza, dove da tre giorni Israele risponde con puntuali assassinii mirati ai lanci di missili sui propri territori, due razzi d'elicottero hanno sventrato un'automobile uccidendo due militanti delle Brigate Al Aqsa e portando a nove il numero dei militanti palestinesi eliminati negli ultimi tre giorni.
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