«Ora nessuno si lamenti se la gente spara»

da Treviso

Da un lato c’è il procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, un magistrato che in carriera ne ha viste tante e che però non nasconde il suo orrore di fronte a quel che è successo nella dependance della villa di Gorgo al Manticano: «Sì, ne ho viste davvero tante, azioni criminali terribili e scempio di corpi - conferma - ma una cosa così sconvolgente non mi era mai capitato di vederla». E poi chiude con un appello, rivolto agli abitanti della zona: «Non lasciate soli gli inquirenti».
Dall’altro c’è il sindaco di questo ricco paesino di quattromila anime che lavorano dalla mattina alla sera. Si chiama Firmino Vettori, è della Lega nord e fa l’imprenditore: «E adesso nessuno si lamenti se la gente si arma e spara. Se i ladri arrivano in casa e ti uccidono, è l’unico modo per difendersi. Si stava meglio una volta».
Il clima è questo, inutile girarci intorno. Non si sa bene se c’è più paura o più rabbia. La paura è quella legata alla crudeltà, alla spietatezza mostrata dagli assassini di Guido Pellicciardi, 67 anni, e della moglie, Lucia Comin, 60, che non si sono limitati, si fa per dire, a uccidere. No, hanno torturato i poveretti, chissà per quale motivo, probabilmente per costringerli a consegnare le chiavi della villa di cui erano i giardinieri, più che i custodi, se si dimostrerà vera l’ipotesi della rapina. La rabbia, invece, è quella del senso di impotenza, di abbandono che, a torto o a ragione, percepisce chi abita da queste parti e sente lontano, lontanissimo lo Stato a cui paga fior di tasse.
In questo clima che dire teso è dire poco, gli inquirenti stanno portando avanti le indagini. L’autopsia ha finora rivelato che i due coniugi sono stati torturati e bastonati a morte, con l’inquietante dettaglio delle sevizie sulle parti intime della donna che, a dire la verità, sembrano poco compatibili con la «semplice» ipotesi della rapina.
Macabri elementi che rendono ancora più complesso il lavoro degli investigatori. Pur ammettendo, infatti, che gli assassini volessero torturare la coppia per indurla a consegnare delle chiavi che, tra l’altro, non aveva, perché lasciarsi andare a un simile sfregio? Non c’è forse un messaggio inquietante alternativo in questo macabro rituale?
«Nelle indagini non c'è un attimo di tregua. Sono in corso ricerche a tutto campo al fine di individuare e catturare gli assassini. È sicuro che sono più di uno». Fojadelli dice solo questo, aggiungendo che si continuano a battere tutte le piste, perché se è vero che la rapina è quella più probabile, allo stato non si possono escludere le altre. Per avere ulteriori informazioni sulla famiglia, sono stati sentiti il figlio, Daniele Pellicciardi, che lavora come guardia giurata e vive a Oderzo, e altre persone vicine alla famiglia.
L’arma, o meglio, le armi del delitto, una spranga e un coltellaccio, al momento non sono state ancora trovate. E mentre in questura a Treviso era in corso una maxi riunione per coordinare l’inchiesta, i carabinieri dei Ris setacciavano la casetta in cui è avvenuto il feroce delitto, alla ricerca di dettagli utili per risalire agli assassini. Sono stati effettuati anche alcuni sopralluoghi in campi nomadi, sempre nel quadro di una perquisizione a tappeto che sta interessando la Marca trevigiana.
Intanto piovono le reazioni istituzionali.

«Auspico che la politica del buonismo finisca e si proceda al più presto a varare leggi più severe», ha detto il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro. Franco Tomat, presidente di Unindustria, invoca invece «un impegno permanente delle istituzioni che possa adeguatamente garantire la prevenzione degli eventi criminali».

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