Ora Roma lasci parlare il Veneto

Dopo la Scozia anche la nostra repubblica del piffero conceda ai veneti il compito di scegliere con chi stare

Ora Roma lasci parlare il Veneto

Gli scozzesi indipendentisti hanno perso il referendum (45 a 55) ma hanno vinto alla lotteria. Il Paese resterà in Gran Bretagna, però si amministrerà autonomamente in tutto e per tutto, tranne in due campi: politica estera e difesa. L'Inghilterra, pur di evitare un distacco traumatico della Scozia, le ha concesso ciò a cui questa mirava: farsi gli affari propri senza la benedizione di Londra.

La propaganda contraria alla secessione è stata potente e, avvalendosi della stampa maggiore nonché di finanziamenti bancari straordinari, ha terrorizzato con previsioni fosche i cittadini, molti dei quali all'ultimo momento non se la sono così sentita di votare a favore dello strappo. Ma il fronte del «no», per imporsi, ha dovuto pagare un caro prezzo: lasciare agli scozzesi la facoltà di decidere il proprio destino. Alla fine dei conti, in questa battaglia coloro che hanno tratto vantaggi cospicui sono gli sconfitti, i nazionalisti, i quali in effetti non si sono abbandonati alla disperazione, ma hanno accettato col sorriso il verdetto delle urne. Significa che la democrazia britannica è seria e consolidata, non inquinata come la nostra dall'emotività di gente esaltata e animata da spirito settario. Una democrazia semplicemente rispettosa della volontà del popolo.

In Italia solo a parlare di plebiscito, il potere centrale va in stato confusionale, sventola la Costituzione, si appella alle norme (adorate quando conviene e violate quando disturbano o impediscono la conservazione di privilegi) e grida all'attentato all'unità nazionale. Allorché il Veneto fu protagonista di un referendum artigianale, una sorta di sondaggio teso a scoprire quanti cittadini desiderassero dare l'addio a Roma, si scatenò una polemica feroce contro gli indipendentisti, trattati quali delinquenti truffatori, sbandati e nemici dell'umanità. Una manifestazione di debolezza dello Stato italiano che non ha neppure il coraggio di riconoscere il diritto dei popoli all'autodeterminazione né quello di permettere l'esercizio più elementare della democrazia. Votare per decidere il da farsi.

L'augurio è che, dopo l'esempio scozzese, clamoroso e mirabile, anche la mostra repubblica del piffero, oltre che delle banane e dei corrotti, si pieghi all'esigenza di affidare ai veneti il compito di scegliere con chi stare. Ma non ci illudiamo più di tanto.

Il delirio unitario che caratterizza la penisola dipende dal fatto che l'unità d'Italia non è mai concretamente avvenuta, come dimostra la frattura ormai ultra secolare tra Nord e Sud. L'unico elemento che fa da comune denominatore delle 20 regioni che battono bandiera tricolore è il fisco, il più famelico del mondo, il quale obbliga alcune di esse a versare molto denaro per consentire ad altre di versarne poco o punto. Per il resto, se si escludono gli Azzurri del calcio e la lingua, insegnata dalle Alpi alla Sicilia dalla tivù e dalla Gazzetta dello Sport, non esiste alcun collante nazionale degno di questo nome.

Che cosa sia stato davvero il Risorgimento, quali siano stati i motivi che abbiano provocato la prima guerra mondiale (e la seconda), quale importanza abbiano avuto il Granducato di Toscana e la Serenissima, nessun lo sa. Certe pagine di storia non si studiano a scuola e non si approfondiscono all'università, al di là della solita retorica bolsa che annoia e nulla chiarisce.

L'Italia è come Disneyland: una finzione, una forzatura. Non dico che il Veneto abbia ragione di pretendere la propria indipendenza, ma non comprendo la logica che permette agli scozzesi di optare, attraverso il suffragio universale, tra la Gran Bretagna e l'indipendenza, mentre nega ai veronesi e ai padovani la facoltà di tagliare o no il cordone ombelicale con Roma. A parità di regime democratico, due pesi e due misure non si giustificano.

Cosicché anche da noi prima o

poi (speriamo prima), sia pure di malavoglia, ci si rassegnerà ad aderire alla richiesta dei veneti di consultarsi per risolvere il loro problema: divorziare o no dall'Italia? Chi è spaventato dal voto ha la coda di paglia.

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